Lo scontro tra Daniela Santanchè e Giuseppe Zeno cambia natura e si infiamma su un nuovo fronte: quello giudiziario e personale. Il finanziere napoletano, azionista di minoranza di Visibilia ed ex socio “scomodo” della ministra del Turismo, ha depositato una querela per diffamazione contro Santanchè in seguito ad alcune affermazioni da lei pronunciate in aula al Senato. La Procura di Roma, nella persona della pm Eleonora Fini, ha accolto la denuncia e ha citato a giudizio la senatrice di Fratelli d’Italia il 24 dicembre scorso.
Dalle aule del tribunale a quelle del Parlamento
L’origine dello scontro risale alla vicenda Visibilia, la casa editrice e società quotata in Borsa fondata da Daniela Santanchè. Negli ultimi anni, il nome di Visibilia è salito agli onori della cronaca per una lunga serie di criticità gestionali, contabili e societarie, culminate in un’inchiesta per falso in bilancio da parte della Procura di Milano. I primi esposti da cui sono partite le indagini sono stati proprio quelli firmati da Giuseppe Zeno, che contestava irregolarità nella governance e nella trasparenza contabile del gruppo.
Ma la vicenda ha superato presto i confini della contabilità. In Aula, Santanchè ha replicato alle accuse con toni duri, sollevando dubbi sull’operato e sulla credibilità di Zeno. Secondo il finanziere, alcune delle affermazioni pronunciate pubblicamente dalla ministra durante una seduta parlamentare avrebbero leso il suo onore, configurando il reato di diffamazione aggravata. La querela, depositata il 7 agosto 2023, ha convinto la Procura capitolina a procedere.
Una battaglia su più livelli
La vicenda mette ulteriormente in discussione la posizione pubblica e politica della ministra del Turismo. Già al centro di polemiche per la gestione di Visibilia e per le inchieste in corso a Milano, Santanchè dovrà ora difendersi anche davanti al Tribunale di Roma. La sua linea difensiva potrebbe basarsi sull’immunità parlamentare, ma la querela riguarda un caso specifico di dichiarazioni che, secondo l’accusa, travalicano il diritto di critica politica e assumono contenuti lesivi della reputazione.
Zeno, dal canto suo, rivendica un ruolo di “whistleblower” e sostiene che le sue azioni legali abbiano avuto il solo scopo di tutelare gli interessi degli azionisti e la legalità societaria. La sua denuncia non è solo una reazione d’orgoglio, ma un nuovo tassello in una strategia più ampia per ottenere giustizia.
Le implicazioni politiche
La citazione a giudizio per diffamazione arriva in un momento delicato per il governo Meloni, che da tempo difende la propria compattezza anche davanti a vicende giudiziarie che coinvolgono esponenti di spicco. Il caso Santanchè si somma ad altre situazioni potenzialmente esplosive sul fronte dell’etica pubblica e potrebbe aprire un dibattito più ampio su trasparenza, conflitti d’interesse e accountability della classe dirigente.
La ministra ha sempre respinto ogni accusa, difendendo il proprio operato con fermezza. Tuttavia, questa nuova evoluzione potrebbe complicare ulteriormente la sua posizione, mettendo in discussione non solo l’immagine politica ma anche la tenuta della sua leadership all’interno del dicastero del Turismo.
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Conclusione
Lo scontro tra Daniela Santanchè e Giuseppe Zeno, nato come una disputa societaria interna, si è trasformato in una contesa giudiziaria che ora coinvolge direttamente il piano istituzionale e politico. La querela per diffamazione e la citazione a giudizio della ministra segnano un nuovo capitolo di una vicenda sempre più complessa, dove interessi economici, dinamiche personali e tensioni politiche si intrecciano in modo sempre più visibile.
Mentre la magistratura farà il suo corso, resta da capire quale sarà l’impatto di questa vicenda sul ruolo politico di Santanchè e, più in generale, sulla tenuta del governo in materia di trasparenza e integrità pubblica. In un contesto in cui le inchieste e i conflitti d’interesse tornano ad animare il dibattito politico, il caso Santanchè rischia di diventare un test cruciale per la credibilità dell’esecutivo e per la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.