C’è un dato che, dietro le quinte, sta creando più di un malumore a Palazzo Chigi. Non è un’indagine giudiziaria, non è un problema di maggioranza. È un sondaggio. Ma uno di quelli che, se confermati dalle urne, potrebbero rappresentare un segnale politico fortissimo. Secondo una ricerca YouTrend, il 51% degli italiani è favorevole alla proposta referendaria che chiede di ridurre da dieci a cinque anni il tempo di residenza necessario per ottenere la cittadinanza italiana.
Il quesito – promosso da +Europa, Radicali e diverse associazioni civiche – sarà votato l’8 e 9 giugno. E benché le speranze di raggiungere il quorum restino basse (solo il 12% degli intervistati crede ci si riuscirà), l’indicazione di merito è chiarissima: la maggioranza degli elettori è pronta a dire sì.
Il paradosso: favorevoli ma disinformati
C’è però un altro dato che racconta un’Italia impreparata. Solo il 41% del campione è in grado di riconoscere correttamente i tre criteri reali per ottenere la cittadinanza (dieci anni di residenza, assenza di precedenti penali, reddito sufficiente) rispetto ad altre opzioni inventate. In pratica, 3 su 5 non conoscono la legge attuale, ma la maggioranza dice comunque di volerla cambiare. La conoscenza sale però al 60% tra chi ha già deciso di andare a votare: segno che più informazione significa più consapevolezza e più partecipazione.
Meloni e il fronte del “No”: nervi tesi nella maggioranza
È proprio questo il punto che spaventa il governo. Giorgia Meloni ha sempre fatto della “difesa dell’identità nazionale” una bandiera. Concedere la cittadinanza in tempi ridotti viene visto da Fratelli d’Italia come un “cedimento culturale”, e anche la Lega ha fatto quadrato per invitare all’astensione. In queste ore, secondo fonti parlamentari, si stanno studiando strategie per limitare l’impatto mediatico del referendum.
Non a caso, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha parlato pubblicamente dell’astensione come “una scelta legittima”. Una posizione che ha scatenato le proteste di Nicola Fratoianni (SI): “Se La Russa invita a disertare le urne, è la miglior ragione per votare”.
Il dettaglio politico: anche Forza Italia è spaccata
Curiosamente, i dati sorprendono anche sul fronte del centrodestra. Tra gli elettori di Forza Italia, il 48% è favorevole al referendum: più dei simpatizzanti del Movimento 5 Stelle (42%). E tra gli elettori di centrosinistra, il sostegno è travolgente: 95% tra Verdi-Sinistra, 84% nel PD, 70% tra Azione, +Europa e Italia Viva. FDI e Lega, invece, sono su posizioni nette di chiusura (rispettivamente 19% e 18% di favorevoli).
Magi (+Europa): “Serve informazione, non propaganda”
Il segretario di +Europa Riccardo Magi, tra i principali promotori della consultazione, ha lanciato l’allarme:
> “Gli italiani non sono adeguatamente informati. Più cresce la conoscenza, più cresce la propensione al sì. Ma il fronte del No si sottrae al confronto, evitando qualsiasi dibattito pubblico”.
E ricorda un dettaglio significativo: “Abbiamo raccolto 640mila firme in tre settimane, capendo che l’opinione pubblica si mobilita quando riceve informazioni concrete. Le nostre proposte sono entrate nelle chat dei genitori, nelle scuole, nei gruppi civici. Questo ha fatto la differenza”.
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Conclusione: un banco di prova (anche) per la democrazia
Il referendum sulla cittadinanza è destinato a diventare un test di maturità per l’elettorato italiano, ma anche un campanello d’allarme per chi governa. La maggioranza dei cittadini è pronta a cambiare una norma simbolica, ma l’informazione scarseggia, e il timore della diserzione alle urne è alto. Se anche non si raggiungerà il quorum, la spinta popolare è già emersa. Ed è quella che, forse, più di ogni altra cosa, spaventa Giorgia Meloni.