La recente lettera aperta di Luciana Littizzetto a Giorgia Meloni ha scosso il dibattito pubblico italiano. La comica torinese ha deciso di intervenire con il suo inconfondibile tono ironico e pungente sulla vicenda che vede il Presidente del Consiglio coinvolto nell’inchiesta sulla liberazione di Osama Almasri, il trafficante libico accusato di crimini contro l’umanità.
Il caso ha suscitato un’enorme ondata di polemiche, con Meloni che ha ribadito di essere “non ricattabile” e ha risposto con fermezza alle accuse. Tuttavia, la lettera di Littizzetto rappresenta una delle critiche più incisive e argute alla gestione dell’intera vicenda.
La Lettera di Littizzetto: Una Satira che Colpisce nel Segno
Luciana Littizzetto ha scelto di parlare direttamente alla Premier, utilizzando il suo stile inconfondibile: un mix di ironia, sarcasmo e denuncia politica. La comica esordisce facendo una precisazione fondamentale:
> “Intanto non hai ricevuto un avviso di garanzia, ma una comunicazione di iscrizione al registro degli indagati. Che è come la prima convocazione a una riunione di condominio. Un atto dovuto.”
Con questa metafora azzeccata, smonta immediatamente la narrazione vittimistica adottata da Meloni nel suo video di risposta, in cui la premier si è presentata come una leader perseguitata dalla magistratura.
Littizzetto, poi, affronta il nodo centrale della questione: la scarcerazione di Osama Almasri. Con una verve tagliente, sottolinea l’assurdità della vicenda:
“Tu pensavi che liberare uno come Almasri, un libico torturatore, un assassino, uno contro cui il tribunale dell’Aja ha spiccato un mandato di cattura per crimini contro l’umanità potesse passare inosservato?”
Una domanda retorica che smaschera la gravità della scelta politica e giudiziaria compiuta dal governo.
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Un Richiamo all’Ipocrisia della Destra
Littizzetto, con il suo tono caustico, evidenzia poi l’ipocrisia della destra italiana, che da anni invoca le dimissioni per ogni indagine sui suoi avversari politici, mentre ora si rifugia nel ruolo della vittima.
> “Quando eravate all’opposizione avete detto più volte voi ‘dimissioni’ di quanto Liorni abbia detto ‘ghigliottina’.”
Un paragone esilarante ma estremamente calzante, che evidenzia il doppiopesismo di Fratelli d’Italia e della Premier stessa.
Inoltre, Littizzetto non risparmia una frecciata sulle motivazioni ufficiali fornite dal governo per la liberazione di Almasri, che sarebbe avvenuta per ragioni di sicurezza nazionale:
> “Io sapevo che per la sicurezza dovremmo arrestarli i criminali, non liberarli.”
Una frase che colpisce il cuore della questione e solleva un interrogativo cruciale: chi è davvero in pericolo con queste scelte?
Il Tema dell’Immigrazione e la Critica alle Politiche di Meloni
La lettera si conclude con una riflessione più ampia sul tema dell’immigrazione, uno dei cavalli di battaglia del governo Meloni. Littizzetto critica la narrazione allarmistica con cui l’esecutivo affronta il fenomeno migratorio, sottolineando come sia proprio questo approccio a rendere l’Italia vulnerabile a ricatti internazionali:
> “Se trattassimo l’immigrazione come un problema, non come IL problema, se pensassimo a quelle persone come uomini e donne che chiedono aiuto e non come a un esercito invasore, forse quelli come Almasri avrebbero meno armi per ricattarci.”
Una riflessione acuta, che invita a ripensare il discorso pubblico sulla migrazione, spostandolo dalla retorica securitaria a una visione più razionale e umana.
Infine, Littizzetto smonta il mantra della Premier sulla sua presunta irreprensibilità e fermezza:
> “Tu dici di non essere ricattabile. Certo, non in Italia, ma nel resto del mondo sì.”
Un colpo ben assestato che evidenzia come gli accordi con regimi autoritari e criminali possano rendere un governo più vulnerabile di quanto non voglia ammettere.
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Conclusione: Una Lettera che fa Rumore
La lettera di Luciana Littizzetto ha acceso il dibattito, dimostrando come la satira possa essere uno strumento potente di critica politica. Il suo intervento, tra il serio e il faceto, ha messo in luce le contraddizioni e i punti deboli della linea di Meloni, spingendo molti a interrogarsi sulla gestione dell’intero caso Almasri.
Se il governo intende respingere le critiche con il consueto “è tutta una manovra contro di noi”, dovrà fare i conti con il fatto che, questa volta, la denuncia arriva da una comica. E, come spesso accade, è proprio la satira a raccontare le verità più scomode.
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