Marco Travaglio ospite ad ‘Accordi&Disaccordi’ ha ripercorso le vicende avvenute durante il Covid che hanno portato all’apertura dell’inchiesta sulla mancata zona rossa in Val Seriana, nel Bergamasco, che pochi giorni fa è stata chiusa. Al centro dell’indagine a vario titolo diversi esponenti politici: Conte e Speranza il governatore della Lombardia Fontana, l’ex assessore Gallera, il presidente dell’Iss Brusaferro e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Locatelli.
Per il direttore de ‘Il Fatto Quotidiano’: “lo stesso Chiappani sembra dubitare della sua inchiesta. Se avesse detto che c’erano responsabilità politiche e morali, e poche penali, avrebbe reso un servizio, spiegando che non tutto è reato. Probabilmente finirà come Rigopiano, e sarà un’altra botta ai parenti delle vittime”.
Nel corso dell’intervista Travaglio ha ricordato: “a proposito dell’indagine sul Covid della Procura di Bergamo, che i pm dovrebbero limitarsi ad accusare qualcuno, possibilmente per condotte contrarie agli obblighi di legge, anziché proporre valutazioni scientifiche e sociologiche, vuol dire che nella dialettica fra giustizia mediatica e diritto liberale qualcosa è cambiato davvero”.
Leggi anche

Saviano scoppia improvvisamente in lacrime in tribunale – Ecco cosa è accaduto – VIDEO SHOCK
Lo scrittore in lacrime in aula: “Mi hanno rubato la vita”. I giudici: “Minacce frutto di una strategia mafiosa per
“È presto per dire se potremo lasciarci alle spalle il trentennio nero della giustizia, inaugurato con Mani pulite. È presto perché, nonostante i segnali incoraggianti, persistono scorie allarmanti. Non si riesce a superare, per dire, il riflesso condizionato tipico del processo mediatico per cui, se in una vicenda come Rigopiano la sentenza non assomiglia alle attese suscitate, nei familiari delle vittime, dai talk show, il giudice rischia il linciaggio in aula” ha concluso.