– Con un intervento appassionato e struggente a Propaganda Live, Roberto Benigni è tornato in televisione per lanciare un grido di dolore e indignazione contro le guerre che stanno devastando il mondo. In un’epoca segnata da massacri in Medio Oriente, bombardamenti in Ucraina e tragedie nel Mediterraneo, l’attore e regista premio Oscar ha puntato il dito contro l’inerzia delle istituzioni e l’orrore della violenza sui più innocenti: i bambini.
“Quando uccidi un bambino, non sei un uomo”
Le parole di Benigni hanno attraversato il silenzio dello studio con la forza di un urlo:
“Continuano a uccidere i bambini. Non sono uomini!”.
Parlando con Diego Bianchi su La7, l’attore ha denunciato i crimini che si consumano quotidianamente a Gaza, in Ucraina, nel nostro stesso mare: “Quando i bambini giocano alla guerra, appena uno si graffia, il gioco si ferma. Ma perché questi continuano a uccidere i bambini? Che vigliaccheria è questa?”
Benigni non ha nascosto l’emozione. Con voce rotta, ha sottolineato che “è insopportabile all’animo umano. Non sentono il grido di dolore che si leva da tutto il mondo? Se non lo sentono, non sono umani.”
“L’Europa vera non c’è: questa è anche colpa nostra”
Nel cuore del suo intervento, l’attore toscano ha affrontato anche il ruolo politico dell’Europa, o meglio la sua assenza:
“Se ci fosse stata una vera Unione Europea, forse queste guerre non sarebbero mai iniziate.”
Secondo Benigni, la mancanza di una vera integrazione politica, di una voce unica e forte sul piano internazionale, ha lasciato spazio alla violenza, alla divisione e alla tragedia.
“Abbiamo anche noi questa responsabilità,” ha aggiunto, “perché l’Europa avrebbe potuto essere uno scudo, una voce di pace. Invece oggi resta silenziosa, balbettante, afona.”
Il richiamo a Biden: “Non rispondere all’orrore con altro orrore”
Benigni ha ricordato le parole di Joe Biden all’indomani del 7 ottobre 2023, giorno degli attacchi di Hamas:
“Disse a Netanyahu di non rispondere come fecero gli Stati Uniti dopo l’11 settembre, non rispondere all’orrore con altro orrore.”
Un appello, però, ignorato. “Le bombe hanno continuato a cadere, i bambini a morire. L’orrore ha chiamato altro orrore.”
Nel racconto dell’attore, si percepisce una delusione profonda verso la politica internazionale, incapace di frenare l’odio e di fermare la spirale di violenza che continua a insanguinare il Medio Oriente e l’Europa dell’Est.
“Serve umanità, non missili”
Il messaggio finale è netto: “Bisogna fermarsi. Fermarsi quando muore un bambino. Fermarsi e chiedersi: che cosa siamo diventati?”
Benigni ha denunciato il cinismo e l’assuefazione all’orrore che permeano il discorso pubblico, e ha chiesto un sussulto di coscienza collettiva, un risveglio morale prima che sia troppo tardi.
In un momento televisivo raro per intensità e verità, il comico si è fatto portavoce di un sentimento diffuso: quello di chi non vuole rassegnarsi a un mondo in cui l’infanzia viene sacrificata in nome della geopolitica.
Un momento che lascia il segno
L’intervento di Benigni non è stato solo un commento d’attualità: è stato un atto politico, poetico e umano. Un richiamo all’empatia in tempi disumani, un invito a non distogliere lo sguardo. Mentre le bombe cadono su Gaza e le sirene risuonano a Kharkiv, in una sera qualunque su La7, è risuonata una voce diversa.
Una voce che ha ricordato, con la forza della semplicità, che l’umanità comincia dai bambini. E che ucciderli è il più grave dei crimini.
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L’intervento di Roberto Benigni a Propaganda Live è stato molto più di un appello accorato: è stato uno specchio che ha riflesso le nostre coscienze, costringendoci a guardarci dentro. In un mondo anestetizzato dalla violenza quotidiana e dalla retorica bellica, le sue parole hanno rotto il rumore con il silenzio del dolore autentico. Benigni non ha parlato da politico, ma da uomo: e proprio per questo la sua voce è risuonata più forte di tante dichiarazioni ufficiali. Ha ricordato a tutti noi che l’orrore non può essere normalizzato, che il sangue dei bambini non può essere bilanciato nei tavoli della diplomazia. La sua denuncia, tanto semplice quanto inesorabile, lascia un segno profondo: se non siamo in grado di fermarci davanti alla morte di un bambino, allora abbiamo smarrito il senso stesso della nostra umanità.