Giuseppe Conte scontro a “5 MINUTI” con Bruno Vespa su Meloni e Governo – IL VIDEO

Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, e il giornalista Bruno Vespa si sono resi protagonisti di un acceso scontro durante l’ultima puntata “5 minuti” di Porta a Porta. Al centro del dibattito, il caso Almasri, una vicenda che coinvolge i servizi segreti italiani e i rapporti con individui di dubbia reputazione a livello internazionale.

L’ex Presidente del Consiglio ha incalzato il conduttore con una domanda diretta: “Lei, se fosse il Presidente del Consiglio, andrebbe in Parlamento a riferire su una vicenda del genere?”. Conte ha sottolineato come, durante il suo mandato, si sia sempre presentato in Aula ogni volta che l’opposizione – inclusa Giorgia Meloni – lo richiedeva. La polemica si è accesa quando Vespa ha ribattuto con fermezza, sostenendo che i servizi segreti devono necessariamente interagire con figure controverse per proteggere gli interessi dello Stato.

Lo scontro sui servizi segreti e la legalità internazionale

Bruno Vespa ha difeso l’operato dei servizi segreti italiani con una dichiarazione che ha fatto discutere: “I nostri servizi segreti non sono deviati, sono i nostri Stati, e devono avere rapporti anche con persone di pessima fama”. Un’affermazione che ha immediatamente suscitato la reazione di Conte, il quale ha evidenziato la differenza sostanziale tra la gestione della sicurezza nazionale e il rispetto della legalità internazionale.

A supporto della sua tesi, Vespa ha citato le posizioni di Nicola Latorre, ex presidente della Commissione Difesa sotto i governi Renzi e Gentiloni, e di altri esponenti della sicurezza nazionale, sottolineando che anche loro avrebbero agito come il governo attuale. Il punto chiave della difesa del giornalista è che Almasri, pur essendo un noto torturatore e boia, rappresenta comunque una figura chiave all’interno dello Stato libico, e per questo motivo è difficile escluderlo dai rapporti diplomatici e di intelligence.

La replica di Conte: “Non possiamo stracciare la legalità internazionale”

La risposta di Conte è stata netta: il problema principale risiede nel fatto che esiste un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale nei confronti di Almasri. Secondo il leader pentastellato, ignorare questo mandato equivale a stracciare i principi fondamentali del diritto internazionale. “I nostri valori sono sanciti in quei trattati. Se decidiamo di ignorare un mandato di arresto, allora stiamo calpestando la legalità internazionale”, ha dichiarato Conte con fermezza.

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Un dibattito che divide l’opinione pubblica

Lo scambio di battute tra Conte e Vespa ha immediatamente acceso il dibattito pubblico e politico. Da un lato, c’è chi sostiene la necessità di un pragmatismo diplomatico, accettando di interagire con figure discutibili per garantire la stabilità internazionale e la sicurezza nazionale. Dall’altro, c’è chi, come Conte, ritiene che i principi di legalità non possano essere messi in secondo piano, nemmeno per ragioni di realpolitik.

Il caso Almasri, dunque, continua a far discutere, sollevando interrogativi su quanto sia giusto compromettere i principi etici per esigenze diplomatiche e strategiche. Nel frattempo, il governo rimane sotto pressione, mentre l’opposizione chiede maggiore trasparenza su una vicenda che potrebbe avere implicazioni significative nei rapporti tra Italia e Libia.
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