Gratteri attacca duramente Nordio: “Non mi faccio intimorire da nessuno – Ecco perché – VIDEO

Gratteri al Teatro Totò di Napoli: “Non ci fermeranno, non mi spaventano i bavagli”
Il 23 maggio, a 32 anni dalla strage di Capaci, è stata una giornata di commemorazione, ma anche di lotta. A Napoli, al Teatro Totò, si è svolto l’evento “Schierarsi – Dalla parte della legalità, dalla parte della giustizia”, con la partecipazione del procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, del magistrato antimafia Nino Di Matteo e dell’attivista Alessandro Di Battista. Una serata intensa, in cui Gratteri ha parlato senza filtri: contro le riforme che colpiscono la magistratura, contro l’ipocrisia istituzionale, contro il silenzio.

“Non mi faccio intimorire”, ha dichiarato il magistrato calabrese. “Ho spalle larghe e nervi d’acciaio. Sono cresciuto così. E chi pensa di fermarmi con un procedimento disciplinare, sbaglia”.

“Speriamo che Nordio lo faccia, così gli diciamo tutto il resto”
Il riferimento diretto è al ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha annunciato l’intenzione di voler aprire procedimenti disciplinari contro i magistrati che criticano le sue riforme. Gratteri non si è tirato indietro: “Speriamo che lo faccia davvero. Così potremo spiegargli tutto quello che non vuole sentire”. Il suo attacco non è isolato, ma parte di un contesto ben preciso: “Stanno cercando di zittirci, ma non ci riusciranno. Io continuerò a parlare. Perché queste riforme non servono al cittadino, servono solo a oscurare ciò che succede nei territori”.

La denuncia: “La giustizia è sotto attacco. Vogliono solo numeri, non verità”
Gratteri ha rivolto parole durissime contro l’aziendalizzazione della giustizia. “Vogliono magistrati che facciano numeri, che archivino in fretta, non che cerchino la verità. Io ho scelto di dedicarmi a indagini complesse. E so che a qualcuno questo dà fastidio”. Il suo timore è che la gerarchizzazione degli uffici giudiziari e la pressione politica possano minare l’autonomia della magistratura: “Basta controllare pochi procuratori capi e l’intera macchina giudiziaria rischia di essere piegata”.

Contro la separazione delle carriere: “È nel piano di Licio Gelli. Ora stanno riuscendo a realizzarlo”
Nel mirino di Gratteri, e di Di Matteo, anche il progetto di separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. “È un’idea vecchia, già scritta nel Piano di rinascita democratica della P2. Fu un cavallo di battaglia del primo governo Berlusconi, oggi è tornata in auge sotto nuove vesti. Ma l’obiettivo è sempre lo stesso: indebolire l’indipendenza del PM e sottoporlo al potere esecutivo”.

Secondo Gratteri, si tratta di un falso problema: “Appena l’1% dei magistrati cambia funzione. E comunque già oggi ci sono vincoli geografici e giuridici. Ma vogliono vendere questa riforma come un’esigenza popolare, quando al referendum del 2023 non andò a votare neanche il 20% degli aventi diritto”.

“Abolire l’abuso d’ufficio è un insulto all’intelligenza”
Particolarmente dura la posizione del procuratore contro l’abrogazione dell’abuso d’ufficio e i tagli alle intercettazioni: “Dicono che ci sono poche condanne. Bene: allora prendiamo il codice penale, vediamo tutti i reati con meno di 5.000 condanne e aboliamoli. A quel punto il codice penale diventa un opuscoletto”.

E sulle intercettazioni: “Posso parlarne per tre giorni. Sono uno strumento fondamentale. Le riforme le stanno demolendo, pezzo dopo pezzo”.

“Chi ha votato queste riforme eviti almeno di commemorare Falcone”
Nel suo intervento, Gratteri ha evocato la figura di Giovanni Falcone per smascherare le contraddizioni di una parte del mondo istituzionale: “Dicono che Falcone non avrebbe parlato ai media. Falso. Lo faceva eccome, perché sapeva quanto fosse importante spiegare alla gente cos’era la mafia. Aveva una rubrica su La Stampa, andava nelle scuole, in TV. Oggi, con le leggi Cartabia-Nordio, sarebbe stato sottoposto a procedimento disciplinare”.

E ha aggiunto con fermezza: “Chi ha approvato queste leggi almeno abbia il pudore di non commemorarlo”.

“Contro la mafia, non bastano le celebrazioni”
Gratteri ha denunciato il clima di smobilitazione che si respira oggi nella lotta alla criminalità organizzata. “Oggi sembra che si voglia calare il sipario su quelle indagini. Ma noi non ci arrendiamo. Le riforme tradiscono il lavoro di chi, negli anni, ha combattuto la mafia con mezzi concreti. Dire che ‘non si tocca la legislazione antimafia’ mentre si smontano strumenti essenziali per la lotta alla corruzione è una grande ipocrisia”.

“La politica deve recidere ogni legame con la mafia”
Infine, un monito sulla commistione tra criminalità e politica: “Se non ci fosse stato il rapporto con la politica, Cosa nostra sarebbe stata spazzata via in un anno. Lo diceva Salvatore Cancemi, lo sapeva Riina. Eppure oggi c’è ancora chi siede in Parlamento dopo essere stato condannato per mafia, o chi ha costruito partiti con quel passato. E ci parlano di riforme per il bene della giustizia?”.

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Conclusione: “Non ci fermeranno”
Gratteri ha chiuso il suo intervento con un messaggio chiaro e diretto: “Noi ci siamo. Noi non molliamo. Noi denunciamo, guardiamo i gattopardi negli occhi, non gli diamo tregua. E chiunque avremo davanti, diremo sempre quello che pensiamo”.

In un Paese in cui il rischio dell’oblio è sempre dietro l’angolo, la voce di Nicola Gratteri risuona come quella di chi non accetta compromessi. Una voce scomoda, certo. Ma anche necessaria.
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