Come l’incapacità politica e manageriale ha distrutto Alitalia, portando a una cessione tanto evitata quanto inevitabile
Alitalia: Dalla Nascita al Declino
Era il 5 maggio 1947 quando, con un Fiat G.12, Alitalia decollava per il suo primo volo commerciale da Torino a Roma. Per decenni, la compagnia di bandiera italiana è stata simbolo di orgoglio nazionale, vantando utili straordinari come i 635 milioni di euro (valore attualizzato) del 1969. Tuttavia, dal 1973, con la crisi petrolifera, è iniziato un lento e inesorabile declino che ha visto Alitalia trasformarsi da emblema dell’eccellenza italiana in un simbolo di sprechi e cattiva gestione.
La storia di Alitalia si intreccia con i governi italiani e i loro slogan patriottici. Da “Io amo l’Italia e volo Alitalia” di Berlusconi a “Il decollo di Alitalia è il decollo dell’Italia” di Renzi, l’obiettivo politico è stato sempre lo stesso: mantenere la compagnia “italiana”. Oggi, invece, Alitalia passa in mani tedesche, quelle di Lufthansa, con una cessione che segna il punto finale di una storia fatta di errori strategici e politiche miopi.
Le Prime Difficoltà
Gli anni Ottanta segnarono un breve ritorno agli utili, ma già alla fine del decennio le perdite si accumulavano. Nel 1992, Alitalia subì perdite di 1,5 miliardi di euro, principalmente a carico dell’Iri, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale, che all’epoca controllava la compagnia.
La liberalizzazione del trasporto aereo negli anni Novanta introdusse nuove sfide. Le compagnie low cost rivoluzionarono il mercato, ma Alitalia non si adattò. Mentre le principali compagnie europee si fondevano e si quotavano in borsa, Alitalia rimase sotto il controllo pubblico, accumulando perdite di 2,5 miliardi di euro nel corso del decennio.
Dal Controllo Pubblico al Commissariamento
Nel 2000, la gestione di Alitalia passò dal controllo dell’Iri al Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), un passaggio che segnò un punto di svolta. Secondo il professor Ugo Arrigo, questo cambio di gestione fu disastroso. Il Mef non era strutturato per gestire grandi aziende, e Alitalia perse ulteriori 7,2 miliardi di euro tra il 2000 e il 2008.
Il commissariamento della compagnia portò ulteriori perdite: prestiti mai restituiti, obbligazioni bruciate e cassa integrazione costarono altri 5,4 miliardi di euro, di cui 4,1 miliardi a carico dei contribuenti.
Il Tentativo Privato e il Fallimento di Etihad
Nel 2009, Berlusconi cercò di salvare la compagnia con un gruppo di “capitani coraggiosi”, ma la nuova Alitalia Cai non riuscì a decollare. Nel 2015, l’ingresso della compagnia araba Etihad sembrava promettente. Tuttavia, l’assenza di un vero piano di investimenti e il mancato sviluppo del lungo raggio portarono a perdite di altri 2 miliardi di euro in tre anni.
Ita Airways e la Cessione a Lufthansa
Nel 2021, Alitalia rinacque come Ita Airways, interamente controllata dal Mef. Tuttavia, anche questa nuova compagnia accumulò perdite di 700 milioni di euro tra il 2021 e il 2023. La cessione a Lufthansa, oggi, segna la fine di questa lunga e travagliata storia.
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Un Costo Insostenibile
Secondo i dati del Centro di Ricerca di Economia Industriale dell’Università Bicocca, il costo complessivo di Alitalia per il Paese ammonta a 27,6 miliardi di euro, di cui 25,1 miliardi dal 2000. Di questi, 16,3 miliardi sono stati pagati dai contribuenti italiani.
Conclusione: Il Prezzo dell’Orgoglio Nazionale
La storia di Alitalia è una lezione sui costi delle politiche nazionalistiche a scapito dell’efficienza economica. Mentre Lufthansa acquisisce Ita Airways per 325 milioni di euro, l’Italia riflette su un fallimento che avrebbe potuto essere evitato con una visione strategica e una gestione competente.
Questa cessione non rappresenta solo la fine di Alitalia, ma anche il tramonto di un’idea di italianità ormai troppo costosa da sostenere.
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