La rivelazione shock in diretta del Prof. Orsini: “Mi hanno addirittura aggr…” – IL VIDEO INEDITO

Dall’intervento in Parlamento nel 2018 all’epurazione dalla Rai: la vicenda personale e accademica di Alessandro Orsini come caso studio sociologico sulla corruzione dell’informazione italiana

“Sono stato aggredito per aver detto ciò che poi è stato confermato”

In un lungo video condiviso sui social e ripreso da Il Fatto Quotidiano, il professore universitario Alessandro Orsini è tornato a raccontare la sua vicenda personale, trasformandola in un’analisi sociologica del rapporto tra potere politico e sistema dell’informazione in Italia. “Sono stato diffamato e aggredito – ha dichiarato – per aver detto quello che poi si è verificato. La mia storia mi interessa solo come caso di studio: è utile per comprendere come funziona il sistema dell’informazione sulla politica internazionale”.

L’allarme inascoltato: “Dissi che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina”

Orsini ripercorre un momento cruciale del suo percorso professionale: la convocazione, il 3 dicembre 2018, davanti al Parlamento italiano come esperto della crisi russo-ucraina. “In quella sede – spiega – fui l’unico a sostenere che fosse necessario mantenere le sanzioni alla Russia perché un suo arricchimento avrebbe potuto tradursi in un rafforzamento militare e in un’invasione dell’Ucraina”. A conferma della sua analisi, cita un articolo da lui stesso pubblicato due mesi prima del 24 febbraio 2022, in cui prevedeva con assoluta certezza l’attacco russo.

Il contenuto delle ricerche e la censura

Secondo Orsini, la sua colpa sarebbe stata quella di rispondere in TV a una domanda scientifica: “Perché è scoppiata la guerra in Ucraina?” La sua risposta – basata sulle ricerche accademiche – indicava nell’espansione della NATO una delle cause profonde del conflitto. Da quel momento, racconta, è iniziata una campagna di delegittimazione nei suoi confronti. “I principali mezzi di informazione hanno lavorato per tre anni per distruggere la mia immagine umana e professionale”, denuncia.

La conferma di Stoltenberg e il paradosso mediatico

Orsini sottolinea come le sue tesi, inizialmente bollate come “propaganda putiniana”, siano poi state confermate dal segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, in un’audizione al Parlamento Europeo il 7 settembre 2023. “Stoltenberg ha detto che prima della guerra Putin tentò ogni strada per evitare il conflitto e che la NATO ha iniziato ad armare l’Ucraina già dal 2014”, spiega il professore, citando anche fonti come il Wall Street Journal.

“In Italia l’informazione internazionale è politicamente controllata”

Per Orsini, il vero nodo è la corruzione dell’informazione. “Non dico che l’Italia sia una dittatura, ma ha caratteristiche simili a quelle delle dittature, come l’organizzazione del sistema informativo in tema di politica estera”, afferma. E fa un paragone provocatorio: “L’Italia sta agli Stati Uniti come la Bielorussia sta alla Russia”. Non è una provocazione vuota, ma l’avvio di una riflessione sociologica: “Voglio studiare i punti in comune tra le società democratiche e quelle autoritarie. Non credo che le scienze sociali possano rispondere in modo assoluto alla domanda ‘L’Italia è una dittatura?’”.

Il caso Rai: “Mi hanno stracciato il contratto per motivi politici”

Il culmine della vicenda arriva con la rottura del contratto Rai. Orsini racconta di essere stato assunto con un contratto da 2.000 euro a puntata, in qualità di esperto accreditato. Ma poi la politica è intervenuta. “Bonaccini fece un tweet per dire che un postino può parlare, ma non deve essere pagato. Quella sinistra che un tempo si batteva per il lavoro oggi si batte per non pagarlo”, afferma. Seguì la presa di posizione di Letta, poi del PD, di Renzi, di Calenda. “La Rai, sotto pressione, rescisse il mio contratto. Mi offrirono compensi ben più alti da altre trasmissioni, anche 4.500 euro a puntata, ma rifiutai. Ho rinunciato a oltre 100.000 euro in un anno per coerenza”.

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Conclusione: “Studiare la mia storia per comprendere il Paese”

“Non mi interessa la mia storia in sé – conclude Orsini – ma ciò che essa rivela. È un documento utile per comprendere l’Italia di oggi: come funzionano i media, come interviene la politica, come vengono trattati i dissidenti”. Il professore si pone come oggetto di studio, non come vittima. “Non cerco vendetta, ma comprensione. E spero che le mie parole possano contribuire a un dibattito più serio sulla libertà d’informazione e sulla qualità della democrazia italiana”.

Un racconto che, piaccia o no, continua a dividere l’opinione pubblica. E che rilancia con forza una domanda scomoda: si può ancora dissentire, in Italia, senza pagare un prezzo?
VIDEO:

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