L’eurodeputata meloniana, Donazzan, e la difesa choc di Israele: “I bambini sono..” VIDEO SHOCK

È esploso un vero e proprio caso diplomatico e politico all’interno del Parlamento europeo, dopo l’intervento di Elena Donazzan, eurodeputata di Fratelli d’Italia, che il 17 giugno scorso ha pronunciato un discorso destinato a far discutere a lungo. A distanza di settimane, il suo intervento – ripubblicato in queste ore dal sito L’Antiplomatico – è diventato virale, suscitando reazioni indignate in tutta Europa e non solo.

“Israele fa ciò che l’Europa non osa”: la difesa dei bombardamenti

Durante il suo intervento in Aula, Donazzan si è schierata senza esitazioni a favore di Israele, elogiando i bombardamenti sulla Striscia di Gaza e definendo lo Stato ebraico “coraggioso” per la sua capacità di “difendersi”. Parole che ricalcano in parte le dichiarazioni di Friedrich Merz, il cancelliere tedesco che, nei giorni successivi all’attacco israeliano contro l’Iran, aveva descritto l’operazione come “il lavoro sporco che Israele fa per conto di tutto l’Occidente”.

Secondo Donazzan, Israele “ha il coraggio di fare ciò che l’Europa non ha il coraggio di fare”, in riferimento alle campagne militari che hanno causato, ad oggi, oltre 56mila morti nella Striscia di Gaza secondo le stime più accreditate, gran parte dei quali civili.

La frase shock sui bambini uccisi: “Figli di terroristi”

Ma è stata un’altra frase a scatenare la vera tempesta politica. Rivolgendosi all’Aula, l’eurodeputata FdI ha dichiarato:

> “I bambini uccisi a Gaza? Sono figli di terroristi usati come scudi umani”.

Parole durissime, pronunciate senza esitazioni, con un tono che ha lasciato ammutoliti diversi parlamentari presenti in aula. Per Donazzan, insomma, la responsabilità delle morti infantili non ricadrebbe su chi bombarda, ma sulle famiglie palestinesi e sui gruppi armati che li “userebbero” come protezione.

Un’accusa che ha scatenato una valanga di polemiche, tanto che numerosi europarlamentari hanno chiesto ufficialmente alla presidenza del Parlamento di prendere provvedimenti formali nei confronti dell’eurodeputata italiana.

La strategia della destra europea e il contesto politico

L’intervento di Donazzan si inserisce in un quadro politico già tesissimo a Bruxelles. Nelle ultime settimane, diversi esponenti della destra europea hanno intensificato la loro retorica bellicista, sulla scia della linea portata avanti da Ursula von der Leyen e da alcuni governi nazionali riguardo la politica estera e la sicurezza.

Non è un caso che proprio in queste ore il Parlamento europeo si stia preparando al voto di sfiducia contro von der Leyen, previsto per il 10 luglio, con il cosiddetto Pfizergate a far da detonatore politico.

La difesa cieca di Israele, secondo diversi analisti, rientra in una strategia più ampia della destra europea, che punta a spostare il baricentro dell’Unione su posizioni sempre più militariste e securitarie, sacrificando i temi legati ai diritti umani e al diritto internazionale.

Le reazioni in Italia: condanna o silenzio

In Italia, il caso ha avuto un’eco immediata. Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno chiesto al governo Meloni di prendere le distanze dalla Donazzan, la quale – va ricordato – non è una figura qualsiasi. Ex assessora regionale veneta, è oggi uno dei volti più radicali di Fratelli d’Italia, da sempre in prima linea su posizioni ultra-conservatrici.

Al momento, tuttavia, nessuna reazione ufficiale è arrivata da Palazzo Chigi. Silenzio anche da parte della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che si è limitata a definire le parole di Donazzan “controverse” senza però annunciare misure concrete.

La tragedia umanitaria a Gaza continua

Sul piano umanitario, intanto, la situazione nella Striscia di Gaza resta drammatica. Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, il conflitto ha distrutto oltre il 70% delle infrastrutture civili e ha causato una crisi alimentare senza precedenti. Più di un milione di persone sono sfollate e l’accesso agli aiuti è ancora estremamente limitato.

In questo contesto, le dichiarazioni di Donazzan rischiano di alimentare ulteriormente un clima di odio e disumanizzazione, proprio mentre la comunità internazionale tenta – tra mille difficoltà – di negoziare una tregua.

Il caso Donazzan solleva interrogativi profondi sul futuro dell’Europa. Da un lato, cresce il fronte di chi vuole un’Unione più dura, pronta a chiudere un occhio sui diritti umani in nome della “sicurezza” e dell’alleanza con Israele; dall’altro, le forze progressiste denunciano il pericolo di una deriva autoritaria e disumana.

Quel che è certo è che l’episodio non passerà inosservato. E il Parlamento europeo, già in piena crisi politica, si trova ora a dover fare i conti anche con questo nuovo, inquietante capitolo.

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In un’Europa già attraversata da tensioni politiche e sociali, l’episodio rappresenta un campanello d’allarme su quanto facilmente i valori fondanti dell’Unione possano essere sacrificati nel nome di calcoli geopolitici o ideologici.

Il Parlamento europeo, stretto tra la crisi interna e le pressioni esterne, è ora di fronte a una scelta cruciale: condannare con fermezza chi legittima la disumanizzazione o rischiare di diventare complice, per silenzio o per inerzia, di una deriva che potrebbe compromettere definitivamente la sua legittimità morale e politica.

Il caso Donazzan non è solo una polemica, ma il riflesso di una battaglia più ampia che coinvolge il futuro stesso dell’Europa. E il tempo per scegliere da che parte stare si sta rapidamente esaurendo.

 

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