Ponte sullo Stretto, il WWF boccia Salvini: ecco perché non si può fare

Non ci sono buone notizie per il fatidico Ponte sullo Stretto voluto da Matteo Salvini. In queste ore, infatti, sta rimbalzando dappertutto la notizia secondo la quale sarebbe una catastrofe per l’ambiente. Oltre al danno economico, quindi, arriva la beffa per questo governo Meloni che sembrava intenzionato a costruire il Ponte. Ma vediamo quali sono i motivi del WWF.

Partiamo dal presupposto che il progetto del Ponte sullo Stretto è passato al vaglio dagli esperti di tre associazioni ambientaliste: Kyoto Club, Wwf e Lipu. Il loro dossier intitolato “Lo Stretto di Messina e le ombre sul rilancio del ponte” riduce il valore dell’opera a “slogan politico” dai costi esorbitanti (13,4 miliardi l’ultima stima) e dai benefici minimi. Con una valutazione di impatto ambientale ormai datata e una progettazione portata avanti, per ora, senza una gara vera e propria.

Il ponte, se sarà completato, resterà chiuso al traffico un giorno su otto per colpa del vento, sostengono le associazioni. Con raffiche di 60 chilometri orari l’oscillazione raggiungerà infatti i 12 metri, imponendo lo stop al traffico di auto e treni. In quei casi, imprevedibili per natura, dovranno rientrare in gioco i traghetti, che non potranno quindi essere smantellati. Con la sua campata alta 65 metri (al netto delle onde) il ponte bloccherà poi le grandi navi dirette a Gioia Tauro e negli altri porti del Tirreno.

Nonostante le rassicurazioni del Ministro Salvini, secondo cui le imbarcazioni più alte di 65 metri “sono davvero poche e destinate esclusivamente al trasporto passeggeri, gli effetti sul commercio internazionale sarebbero negativi.

Già a febbraio il presidente di Federlogistica Luigi Merlo aveva avvertito. C’è il rischio di creare un muro alla navigazione. “Considerando l’altezza media delle grandi navi da crociera, ma anche delle navi impegnate nel trasporto merci e container, si impedirebbe il transito di molte unità che già oggi operano in Mediterraneo. Costrette a circumnavigare la Sicilia per raggiungere Messina o Catania partendo da Napoli”.

Le criticità del Ponte sullo Stretto

Il dossier di Lipu, Legambiente e Kyoto Club cita “diverse navi che superano attualmente l’altezza di 65 metri. Il nuovo progetto per il porto di Genova è stato pensato per accogliere anche navi della categoria “post-Malaccamax”. Sembra inconcepibile immaginare un’opera che imponga un percorso decisamente più lungo per raggiungerlo”.

Il problema, secondo il dossier, non sarebbe quindi limitato a poche navi da crociera. “Nel 2022 erano attive 69 navi porta container di grandissime dimensioni, che non potrebbero mai passare sotto il Ponte”. Stesso problema per le imbarcazioni militari, “soprattutto per le porta-aerei. Le navi della classe “Nimitz” sono alte quasi 77 m. Anche alcune barche a vela, come il “Sailing Yacth A” sono alte 91 m”.

L’idea di progetto esecutivo – a oggi inesistente – lascia però perplessi gli ingegneri. Se, come annunciato, il ponte sarà a campata unica, diventerebbe con i suoi 3.300 metri il più lungo del mondo. Lo stesso autore del progetto avanzato nel 2012, Remo Calzona, trovava le difficoltà tecniche difficili da superare.

Problemi anche per gli animali

A citarlo è sempre il dossier Wwf-Lipu-Kyoto Club. “I materiali da costruzione oggi disponibili, prospettano un sistema strutturale principale estremamente pesante. Il sistema di sospensione della soluzione messa a gara nel 2004 è costituito da quattro cavi di sezione netta di un metro quadrato ciascuno e un peso di 196.800 tonnellate”.

Una struttura così consistente si porrebbe al centro delle rotte degli uccelli migratori, destinati a scontrarsi e a morire contro torri, funi e piloni, soprattutto se illuminati di notte. La parte del dossier affidata alla Lipu (Lega italiana protezione uccelli) parla di 300 specie e milioni di individui in transito durante le migrazioni autunnali fra Africa ed Europa, fra cui 38 specie di rapaci.

Il terremoto per cui il Ponte verrebbe progettato – una scossa di 7.1-7.2 Richter – fa riferimento al sisma di Messina del 1908. Ma non è affatto il più forte fra quelli ipotizzabili in una zona particolarmente complessa dal punto di vista tettonico. Alcuni studi parlano di un possibile 7.8-7.9. Lo Stretto, nella mappa di pericolosità sismica dell’Italia, ha il colore viola: quello che segna i valori massimi. Perfino le due coste si spostano a velocità diverse l’una dall’altra. Con la Sicilia diretta più rapidamente a nord-ovest e la Calabria a passo più lento verso nord-est. Lo Stretto, come conseguenza, si sta allargando di 3,5 millimetri all’anno. Si tratta di inezie, ma per un’opera alle frontiere dell’ingegneria hanno il loro peso. E le risposte capaci di dissipare questi dubbi, al contrario dei proclami, si fanno ancora attendere.

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