L’Italia è finita ufficialmente nel mirino di Bruxelles per il mancato adeguamento della governance della Rai ai criteri di autonomia e indipendenza fissati dall’European Media Freedom Act (EMFA), la nuova normativa europea pensata per difendere il pluralismo e la libertà dei media nell’Unione.
L’8 agosto è la data limite fissata dall’Europa per approvare la riforma. In caso contrario scatterà una pesantissima sanzione: 7 milioni di euro immediati e una penalità giornaliera di 8.505 euro fino a quando non verrà approvata una legge che recepisca l’EMFA.
Secondo le stime, il rischio concreto è che la sanzione possa salire rapidamente ben oltre i 9 milioni di euro solo nel 2025.
Il motivo della multa: la Rai resta ostaggio della politica
Il cuore della vicenda sta nella resistenza della maggioranza di governo, guidata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, a sganciare il servizio pubblico televisivo dal controllo politico.
L’EMFA impone agli Stati membri di garantire l’indipendenza editoriale dei media pubblici, fissando regole stringenti sulla nomina dei vertici aziendali e sulla trasparenza nei finanziamenti.
Ma l’Italia, secondo Bruxelles, è in ritardo su tutta la linea: il Parlamento non ha ancora approvato la riforma che dovrebbe sottrarre la Rai alla lottizzazione dei partiti e riformare il meccanismo di nomina del CdA.
A oggi, il controllo resta nelle mani delle forze politiche, che si spartiscono poltrone e potere decisionale.
La destra si oppone: “Difendiamo il pluralismo”
Fratelli d’Italia e Lega difendono la loro posizione e accusano Bruxelles di voler “commissariare” il servizio pubblico italiano.
Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani – immortalati nella copertina di un noto quotidiano mentre mimano i “tre scimmiotti” che non vedono, non sentono e non parlano – respingono le accuse e parlano di difesa della “sovranità nazionale”.
“Non accettiamo imposizioni da Bruxelles su un tema così delicato come il pluralismo dell’informazione”, fanno sapere fonti della maggioranza. Tuttavia, l’isolamento politico sul piano europeo è evidente.
Zaccaria (ex presidente Rai): “Basta amici, serve indipendenza”
A lanciare l’allarme è anche Roberto Zaccaria, ex presidente della Rai e costituzionalista.
“Si è perso tempo perché la maggioranza di Meloni non vuole una Rai davvero autonoma dai partiti”, ha denunciato Zaccaria in un’intervista.
L’ex numero uno di Viale Mazzini ha definito la situazione “gravissima” e invocato una riforma immediata, senza più “amici degli amici” nei posti chiave.
“Continuare con questa paralisi significa violare le regole europee e pagare di tasca nostra, mentre i cittadini già fanno i conti con il caro vita e le tasse”, ha aggiunto.
Una bomba nei conti pubblici: l’Italia rischia milioni
Secondo gli analisti, la multa non è solo una questione simbolica.
Oltre ai 7 milioni di sanzione iniziale, la penalità di 8.505 euro al giorno rischia di pesare in modo strutturale sui conti pubblici già sotto pressione.
Se la situazione dovesse trascinarsi per mesi, la cifra finale potrebbe superare i 20 milioni di euro entro l’anno, con effetti diretti sul bilancio statale e sul canone Rai, che già i cittadini pagano nelle bollette elettriche.
L’opposizione insorge: “Paga sempre la gente”
Le opposizioni, in primis il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico, hanno colto la palla al balzo per attaccare il governo.
“È vergognoso che la destra faccia pagare agli italiani la sua ossessione di controllo sulla tv pubblica”, denuncia il leader pentastellato Giuseppe Conte.
Anche il Pd, per voce di Elly Schlein, punta il dito contro il “governo dei poltronifici” e chiede di approvare immediatamente una riforma in linea con l’Europa.
“Non è più accettabile che il servizio pubblico resti ostaggio della politica, con conseguenze economiche e democratiche gravissime”, sostiene il centrosinistra.
Scontro aperto in Parlamento: agosto sarà il mese decisivo
La battaglia ora si sposta in Parlamento, dove i tempi sono strettissimi.
Il governo, pur di evitare lo scontro interno, sembra intenzionato a rinviare ancora, ma i margini sono ormai ridotti.
L’estate rischia così di trasformarsi in una stagione ad alta tensione politica, tra sanzioni europee, l’ira delle opposizioni e i cittadini costretti a pagare il prezzo di una governance bloccata da logiche di potere.
Il countdown verso l’8 agosto è partito. La posta in gioco non è solo la Rai, ma l’immagine stessa dell’Italia in Europa.
La questione Rai si sta rapidamente trasformando in una vera e propria bomba politica e finanziaria per l’Italia. L’ultimatum dell’Europa, con scadenza fissata all’8 agosto, non lascia spazio a rinvii o compromessi: o il governo approva una riforma che garantisca l’indipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo, o scatteranno sanzioni milionarie che graveranno direttamente sui conti pubblici e, di riflesso, sui cittadini.
Il prezzo di questa impasse non è soltanto economico: in gioco c’è la credibilità stessa dell’Italia in Europa e la tenuta di un sistema mediatico che da decenni soffre di lottizzazioni politiche e spartizioni di potere.
Il governo Meloni, arroccato sulla difesa della “sovranità nazionale”, rischia di trascinare il Paese in un braccio di ferro disastroso, in cui a pagare saranno sempre e solo i cittadini, già provati da caro-vita, tasse e crisi sociali.
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Il conto alla rovescia è partito e il rischio di una nuova figuraccia internazionale incombe. L’Italia dovrà scegliere: continuare a difendere il controllo politico sulla Rai o voltare pagina, accettando una sfida di trasparenza e indipendenza che l’Europa considera ormai non più rinviabile. La vera domanda ora è: chi avrà il coraggio di mettere fine a questo stallo prima che il danno diventi irreparabile?