Scanzi epico in diretta: Li asfalta tutti così: “Ecco chi voterei tra Renzi e Boc. – IL SUPER VIDEO

Nella sua ultima diretta social, Andrea Scanzi si è lasciato andare a un vero e proprio stream of consciousness politico, un fiume in piena di sarcasmo, invettive e ironia tagliente. Il bersaglio? Quasi tutta la classe politica centrista e liberal-moderata italiana, con Matteo Renzi e Carlo Calenda in prima linea. Il tono è quello tipico di Scanzi: dissacrante, esasperato, a tratti surreale, ma con quella lucidità che trasforma il flusso emotivo in una critica feroce e consapevole.

“Non sono scemo, Renzi lo conosco”

Scanzi parte con un’affermazione che è già un manifesto: “Non è che sono scemo, non ci vado mai con Renzi”. Un rifiuto netto, quasi viscerale, di ogni tipo di alleanza o connivenza con l’ex premier fiorentino. E a chi gli chiede ancora di Renzi, risponde spazientito: “Basta con queste domande. Renzi, non sono scemo. Lo conosco”. La sensazione è quella di un déjà-vu continuo in cui il giornalista si ritrova a dover ripetere, come un disco rotto, la sua distanza da certi protagonisti della politica.

Il sarcasmo su Calenda: “Leader sul totale di Cassione”

Ma il pezzo forte arriva con Carlo Calenda, che Scanzi ribattezza “Carlo Caletta”, facendone una parodia grottesca. Secondo lui, Calenda è “leader sul totale di Cassione”, una forza politica che “quando va bene raggiunge il 3%”. Il sarcasmo è micidiale: Calenda viene ridicolizzato anche per le sue analisi su Stellantis e la geopolitica, dove “non capisce una sega” e “sembra il ventriloquo di Cerasa”. L’accusa è chiara: essere una cassa di risonanza dell’establishment mediatico-liberale, più preoccupato di apparire competente che di esserlo davvero.

Brincobardo, l’alter ego immaginario

Nel mezzo di questo turbine retorico compare una figura nuova: Brincobardo. Un nome inventato, onomatopeico, che suona come un mix tra un nobile decaduto e un personaggio da commedia dell’assurdo. “Brincobardo, chi è Brincobardo?” si chiede retoricamente Scanzi, prima di lanciare la stoccata definitiva: “Oggi chiamiamo in televisione per parlare di geopolitica Caracciolo? No. Chiamiamo Calenda? Già grave. Orsini? No. Chiamiamo Brincobardo!”. Qui l’attacco si fa generale: la critica è verso la superficialità con cui spesso si trattano temi enormi come la guerra, la diplomazia e gli equilibri internazionali.

I gatti meritano di più di Renzi e Calenda

Il climax arriva con un’immagine surreale ma potente: “Renzi non dia mai gatto. Passa un gatto, che non meriterebbe peraltro questo affronto…”. Una metafora che diventa un paradosso comico. Anche un gatto — creatura a cui molti riconoscono dignità, indipendenza e carisma — meriterebbe più rispetto di Renzi e Calenda. È l’ironia feroce, quasi teatrale, di chi vuole dire che certi personaggi hanno ormai esaurito la loro credibilità.

 

“Tra Italo Bocchino e Renzi? Scelgo un carciofo”

La conclusione è una sentenza: tra Italo Bocchino e Renzi, “scelgo un carciofo”. Una battuta che, nel suo stile, distrugge con un sorriso la legittimità dei protagonisti della scena politica di centrodestra e centrosinistra liberale. Il carciofo diventa emblema di un’alternativa più degna, pur essendo un vegetale. Un modo per dire che, in certi casi, il vuoto è preferibile al vuoto che si spaccia per pieno.

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In tutto questo, Scanzi sembra quasi divertito dalla tragicomicità del tempo storico che viviamo: “Questa epoca è meravigliosa”, dice, con una vena amara. Un’epoca in cui attaccare sui social analisti di livello come Caracciolo viene considerato normale, e in cui si parla di geopolitica senza alcuna competenza. L’ironia di Scanzi è quindi anche una forma di resistenza culturale, una difesa del pensiero critico in un panorama mediatico sempre più anestetizzato.
VIDEO:

iL FAMOSO SCONTRO: MATTEO RENZI – ITALO BOCCHINO:

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