Licheri scatenato contro Crosetto
Durante il Question Time in Senato, il senatore del Movimento 5 Stelle Ettore Licheri ha lanciato un durissimo attacco contro il ministro della Difesa Guido Crosetto, in merito all’ipotesi di portare la spesa militare italiana al 5% del PIL. Con toni accesi e un linguaggio allarmato, Licheri ha denunciato quella che considera una “follia insostenibile e inaccettabile”, accusando il governo Meloni di voler trascinare il Paese in un impegno economico devastante e irreversibile.
“Ministro Crosetto — ha dichiarato Licheri in aula — ci piacerebbe che lei ammettesse che il 5% in dieci anni, tanto per iniziare, se lo decide questo governo, impegnerà anche tutti i governi a seguire, così com’è stato per il 2% firmato dal governo Renzi”. Il senatore pentastellato ha contestato duramente l’interpretazione fornita da Crosetto, secondo cui l’aumento della spesa militare rientrerebbe ancora nell’ambito delle scelte vagliabili dal Parlamento: “Quello che lei ha detto non è corretto”.
Il nodo dei numeri: 400 miliardi in più rispetto all’obiettivo attuale
Licheri ha voluto sottolineare le proporzioni economiche della proposta: secondo le sue stime, raggiungere il 5% del PIL significherebbe portare la spesa annua della Difesa a 145 miliardi di euro, per un totale di oltre 900 miliardi in dieci anni. “Stiamo parlando — ha avvertito — di 400 miliardi in più rispetto a quanto spenderemmo mantenendo l’obiettivo del 2%. Una cifra enorme che rischia di soffocare ogni margine di manovra per le politiche sociali, economiche e ambientali”.
Per il senatore del M5S, l’idea di un tale incremento rappresenta un vero e proprio “suicidio collettivo” per l’Italia, un Paese che — ha ricordato — “è già in ginocchio”, tra crisi economica, diseguaglianze crescenti e un debito pubblico che continua a salire. Il paragone con il vincolo del 2% del governo Renzi è servito a rafforzare l’idea che decisioni simili non siano reversibili a livello politico, ma impegnino di fatto le future maggioranze, vincolando risorse per decenni.
Crosetto nel mirino
Sebbene Crosetto non abbia replicato direttamente alle accuse di Licheri durante il Question Time, la polemica si inserisce in un contesto politico sempre più teso. Il ministro della Difesa — vicino a Giorgia Meloni e punto di riferimento per il rafforzamento dell’apparato militare italiano nel quadro NATO — ha più volte ribadito la necessità di aumentare le spese per la sicurezza, sottolineando i nuovi scenari internazionali e le minacce in evoluzione.
Tuttavia, Licheri ha respinto questa visione come eccessiva e fuori misura: “Qui non è un gioco la sicurezza nazionale”, ha detto, “qui è in gioco il destino economico di milioni di italiani. Non possiamo permetterci di sacrificare il futuro del Paese sull’altare della corsa al riarmo”.
Una battaglia politica destinata a continuare
Il Movimento 5 Stelle si conferma così come una delle forze più critiche nei confronti dell’aumento delle spese militari, in una fase in cui l’Italia è chiamata a fare scelte strategiche rilevanti nel contesto delle relazioni euro-atlantiche. L’intervento di Licheri rappresenta un segnale chiaro: l’opposizione è pronta a dare battaglia su questo terreno, in Parlamento e nel Paese.
L’affondo del senatore M5S pone al centro del dibattito un interrogativo cruciale: in un’epoca segnata da guerre, inflazione e sfide ambientali, quale deve essere la vera priorità per l’Italia? La sicurezza armata o quella sociale? Una domanda che — al di là della polemica politica — interpella direttamente le scelte di governo e l’equilibrio tra difesa e welfare.
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In definitiva, le parole di Ettore Licheri non si limitano a una semplice critica all’indirizzo del governo, ma rappresentano una vera e propria chiamata alla responsabilità collettiva. Portare la spesa militare al 5% del PIL non è solo una questione di numeri: è una scelta politica che definisce il modello di società che si intende costruire. Tra missili e mense scolastiche, tra carri armati e ospedali pubblici, il bivio è evidente. E la battaglia lanciata dal Movimento 5 Stelle promette di diventare uno dei nodi centrali del confronto politico nei prossimi mesi, ponendo al centro la domanda più difficile di tutte: quale futuro vogliamo finanziare?
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