Scoperto l’incontro “segreto” tra Meloni e Mattarella su caso Almasri prima della bufera – INEDITO

Pochissime ore prima di rivelare al pubblico la sua iscrizione nel registro degli indagati, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto un incontro riservato con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale. Questo incontro non annunciato e tenuto lontano dagli occhi del pubblico è avvenuto in un contesto di crescente tensione tra il governo e alcuni settori della magistratura.

IL RETROSCENA:

Martedì, nel primo pomeriggio, un’automobile blu entra nel Quirinale. A bordo vi è Giorgia Meloni, diretta a un incontro con Sergio Mattarella, il Presidente della Repubblica. Non è un giorno come gli altri. Appena un’ora prima, due Carabinieri hanno consegnato alla Premier una notifica di iscrizione nel registro degli indagati, redatta dal Procuratore Capo di Roma, Francesco Lo Voi.

Circa due ore più tardi, verso le 17, Meloni compare in un video preregistrato e dichiara: “Non sono ricattabile”. Affronta apertamente una magistratura che, a suo avviso, cerca di ostacolare l’operato del suo governo. Durante quelle due ore si è tenuto un incontro segreto, mantenuto riservato da entrambe le parti e che Il Messaggero ha ora reso noto.

Il Contesto dell’Incontro:
Dopo una mattinata trascorsa al Colle per le commemorazioni della Giornata della Memoria, Meloni ha sentito la necessità di rivedere Mattarella nel primo pomeriggio del 28 gennaio. La decisione di questo secondo incontro è seguita a una discussione con Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, anch’egli indagato insieme ai ministri Matteo Piantedosi (Interno) e Carlo Nordio (Giustizia). Meloni ha poi informato il Presidente del suo imminente annuncio pubblico attraverso un video sui social media, dove ha pianificato di lanciare un appello alla nazione e di esprimere le sue critiche verso l’operato della magistratura.

Segretezza e Riservatezza:
Il contenuto specifico della conversazione tra Meloni e Mattarella rimane sconosciuto, avvolto in un “riserbo assoluto” come sottolineato da Francesco Bechis nel suo articolo sul Messaggero. La scelta di mantenere la massima discrezione non sorprende, dato che Mattarella ricopre anche la carica di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, organo al centro delle attuali tensioni.

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I DETTAGLI:

In una serata tesa, la premier Giorgia Meloni sceglie di incontrare privatamente il presidente della Repubblica all’inizio di una giornata non ordinaria. La giornata aveva preso avvio con un dialogo in una sala con il sottosegretario Alfredo Mantovano, anch’egli indagato per favoreggiamento e peculato, come i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Quella mattina, al Quirinale per la commemorazione della Giornata della Memoria insieme a Mattarella, Meloni non era ancora a conoscenza delle indagini a suo carico, al pari degli altri ministri. La sorprende il documento della procura trovato sulla sua scrivania, preludio di nuove tensioni tra la politica e le toghe. Decide quindi di ritornare al Colle.

Desidera informare Mattarella dell’avviso di garanzia ricevuto, prima di procedere con altre decisioni. I dettagli del loro colloquio rimangono avvolti nel più stretto riserbo, come impone la prassi istituzionale. E il Quirinale, in linea con questo, si mantiene su una ferma posizione di no comment nei giorni seguenti, mentre si intensifica lo scontro tra il centrodestra e una parte della magistratura.

LA PREPARAZIONE DELLA DIRETTA

Dopo essere rientrata a Palazzo Chigi, la premier raduna il suo staff e registra un video su sfondo blu, rivolgendosi direttamente agli italiani. “Ho ricevuto un avviso di garanzia”, esordisce, tenendo in mano il documento inviato da Lo Voi, e promette che non accetterà ricatti, un impegno già espresso due anni e mezzo prima, allora nei confronti di Silvio Berlusconi. È un video incisivo, che segna l’inizio di un nuovo capitolo. Il governo si prepara a difendersi legalmente da un’indagine descritta come “surreale”, mentre l’opposizione lo critica per aver rilasciato il “torturatore” libico Almasri, nonostante la richiesta di arresto della Corte penale internazionale.

La premier, ora sotto indagine come il Cavaliere nel 1994 a Napoli, è pronta a rispondere con fermezza alle accuse delle toghe che, come ripete ai suoi, “vogliono prendere il posto di chi ha un chiaro mandato dagli elettori”. Sono giorni di grande tensione. Inizialmente, il centrodestra unito denuncia l’“atto voluto” di Lo Voi, il procuratore che, in privato, difende la propria condotta, convinto di aver agito correttamente. Successivamente, mercoledì diventa una giornata di passaggio, con la scelta di affidare la difesa legale a Giulia Bongiorno, avvocato di rilievo e senatrice della Lega, che ha gestito il processo di Matteo Salvini per il caso Open Arms, conclusosi con un’assoluzione a dicembre.

Il governo è compatto nel difendere la decisione di rimpatriare Almasri in Libia su un aereo di Stato, per ragioni di “sicurezza e interesse nazionale”. Tuttavia, la cautela dura poco. Ieri, la nuova arringa della premier, determinata a sfidare la magistratura, “gli italiani sono con noi”, suona quasi come un appello agli elettori, con lo sguardo già rivolto alle prossime elezioni, e a quel “consenso” che per Meloni è un pilastro fondamentale sin dal suo ingresso nel governo.

CONCLUSIONE:
Questo incontro segreto tra i due massimi esponenti dello Stato riflette la gravità e la delicatezza della situazione legata al caso Almasri, che ha scatenato l’ultima di una serie di frizioni tra il governo di Meloni e parte dell’apparato giudiziario. La decisione di consultare il Presidente prima di rendere nota la sua posizione indica la complessità delle dinamiche politiche e giudiziarie in gioco, evidenziando una strategia di comunicazione misurata e considerata in un periodo di notevole tensione istituzionale..

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