La recente sentenza che ha portato alla decadenza di Alessandra Todde, esponente di spicco del Movimento 5 Stelle, ha svelato un retroscena che lascia spazio a riflessioni sulla gestione delle decisioni giudiziarie e sui meccanismi della giustizia elettorale. A fare notizia, oltre al verdetto stesso, è la dinamica interna al Collegio di Garanzia, spaccato a metà, con una decisione risolta unicamente grazie al voto decisivo della presidente Gemma Cucca.
Una Corte divisa: 3 a 3, decisiva la presidente Cucca
Secondo il verbale emerso nelle ultime ore, il Collegio di Garanzia si è trovato in una situazione di stallo: tre componenti favorevoli alla decadenza della Todde per mancata rendicontazione delle spese elettorali e tre contrari. La presidente della Corte d’Appello, Gemma Cucca, sorella di un ex senatore vicino a Italia Viva, ha avuto il voto decisivo, optando per la decadenza dell’esponente M5S.
La decisione ha portato a un confronto interno tra i membri del collegio che, secondo le fonti, avrebbe quasi toccato il livello di scontro. Due dei tre magistrati e uno dei commercialisti presenti ritenevano che la vicenda si sarebbe potuta chiudere con una sanzione pecuniaria, confermando così l’esito delle elezioni regionali. Tuttavia, la posizione della Cucca ha ribaltato la situazione, decretando la decadenza della Todde.
Il nodo della bolletta Enel: la spesa non dichiarata
A innescare il caso è stata la scoperta di una bolletta Enel di 153 euro, non dichiarata nelle spese elettorali ma considerata parte integrante delle stesse. Questo dettaglio, emerso tramite un accesso al cassetto fiscale di Alessandra Todde, ha spinto il Collegio, sempre a maggioranza, a trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica. L’accusa ipotizzata è quella di falso.
Secondo il verbale, il disaccordo tra i sette membri del Collegio appare abissale. Nonostante la legge del 1993 preveda delle linee guida chiare per la gestione di casi simili, l’applicazione non è stata automatica, con interpretazioni divergenti su quasi tutte le violazioni contestate. Per i tre membri del collegio favorevoli a una soluzione più morbida, la candidata non avrebbe percepito direttamente finanziamenti né sostenuto spese personali, ma si sarebbe avvalsa di mezzi e servizi messi a disposizione dal comitato elettorale. Per questo motivo, ritenevano sufficiente una sanzione minore, probabilmente un’ammenda.
La decisione della presidente Cucca e le sue implicazioni
Il voto colpevolista della presidente Cucca ha segnato il destino della Todde. La presidente ha sostenuto la necessità di applicare la decadenza, considerando la mancata dichiarazione della bolletta un elemento sufficiente per giustificare la gravità della violazione.
Questa decisione non si è limitata a sancire la decadenza di Todde, ma ha anche portato all’apertura di un’indagine penale. La trasmissione degli atti alla Procura potrebbe avere conseguenze ulteriori, anche in ambito giudiziario, con accuse potenziali di falso a carico dell’ex candidata.
Cosa succede ora?
Alessandra Todde ha già avviato il ricorso al Tribunale civile, affidandosi allo studio legale Ballero. La battaglia giudiziaria, quindi, non è conclusa, e l’esito finale dipenderà dall’interpretazione che verrà data ai fatti nei successivi gradi di giudizio.
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Un caso che divide l’opinione pubblica
Questa vicenda non è solo un caso giudiziario, ma un esempio di come i meccanismi della giustizia elettorale possano sollevare interrogativi sulla trasparenza, sull’equità e sulle influenze politiche. La posizione della presidente Cucca, già sotto i riflettori per il suo legame familiare con ambienti vicini a Italia Viva, ha aggiunto un ulteriore strato di complessità al caso, alimentando il dibattito pubblico.
Mentre si attende l’esito del ricorso, il caso Todde rappresenta un precedente significativo per la politica italiana e per il rapporto tra giustizia e gestione elettorale, lasciando aperte domande su come garantire un equilibrio tra il rispetto delle norme e la proporzionalità delle sanzioni.