Sigfrido Ranucci prende il microfono e denuncia davanti a tutti Sistema Rai e Governo – VIDEO

Ieri mattina si è svolto un acceso presidio davanti alla sede Rai di viale Mazzini. In prima linea giornalisti e conduttori storici di Rai 3, tra cui Sigfrido Ranucci, Federica Sciarelli, Riccardo Iacona e Duilio Gianmaria. La protesta è nata in risposta all’accordo firmato tra azienda e sindacati Usigrai e Unirai, che prevede la stabilizzazione di 127 precari ma con un vincolo: trasferimento obbligatorio, per almeno cinque anni, alle redazioni regionali. Secondo i contestatori, questo piano rischia di depauperare il giornalismo d’inchiesta di programmi di punta come Report, Presa Diretta e Chi l’ha visto? facebook.com+9

Ranucci: “In 30 anni mai visto nulla di simile”

Al dibattito intervenuto sul palco, Sigfrido Ranucci ha tracciato un bilancio netto dell’intesa:

“In 30-35 anni di storia della Rai, non ricordo un accordo che in una volta sola svuoti il presente, il passato e il futuro. Si tolgono risorse a trasmissioni storiche che hanno fatto la storia dell’inchiesta in Italia e all’estero”

Ha poi proseguito, evidenziando il rischio derivante dalla partenza di decine di collaboratori a partita IVA:

“Con una firma si azzera un investimento prezioso: questi professionisti sono stati formati proprio dagli stessi programmi come Report, hanno imparato a raccontare il Paese, proteggere la Rai, affrontare pressioni legali e restare indipendenti. E ora? Spariscono”

Il cuore della protesta: libertà di inchiesta a rischio

Il nodo della protesta è chiaro: l’accordo, pur offrendo regolarizzazione, trasforma i programmi di approfondimento in trampolini per le sedi regionali, lasciando i punti di forza dell’offerta Rai spoglio di talenti.

“Ricevo telefonate di colleghi delle sedi locali che vorrebbero lavorare a Report perché là, nelle loro sedi, pressioni politiche, economiche e perfino criminali impediscono ogni inchiesta”, ha denunciato Ranucci 

Sul fronte sindacale, Usigrai ha giustificato l’accordo come una risposta alla carenza di personale nelle redazioni regionali, ma molti colleghi lamentano che soltanto 7 precari resteranno in area metropolitana, mentre i restanti saranno spostati

Solidarietà da politici e sindacati

Accanto a Ranucci, in piazza si sono schierati anche esponenti politici come Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, nonché rappresentanti del Pd, tra cui Walter Verini e Gianni Cuperlo  Conte ha definito l’intesa una forma grave di “lottizzazione”, con potenziali danni irreparabili al pluralismo informativo .

A chiusura del suo intervento, Sigfrido Ranucci ha voluto lasciare un messaggio forte e lucido, che suona come un appello a non dimenticare il valore del giornalismo libero e d’inchiesta:

“In 30-35 anni di Rai non ho mai visto un accordo che, in un solo colpo, riesca a svuotare il presente, cancellare la memoria del passato e compromettere il futuro. Togliere risorse alle trasmissioni storiche – come Report, Chi l’ha visto, Telefono giallo o le inchieste di Santoro – significa spegnere l’unica vera palestra di giornalismo investigativo che il nostro Paese ha conosciuto, un esempio che ci è invidiato nel mondo.”

E ancora:

“Privare queste redazioni dei collaboratori che abbiamo formato per decenni, con i mezzi della Rai, è un danno enorme. Sono professionisti che abbiamo insegnato a fare televisione, a raccontare il Paese, a proteggere l’azienda da insidie legali, ad essere indipendenti e coraggiosi. E oggi, tutto questo patrimonio viene cancellato con una firma, ignorando perfino quanto previsto dal contratto di servizio sulla valorizzazione del giornalismo d’inchiesta.”

Infine, Ranucci ha ricordato che tanti colleghi dalle sedi regionali chiedono di poter fare inchiesta, ma sono ostacolati da pressioni esterne:

“Ricevo telefonate ogni giorno da giornalisti delle sedi locali che vogliono venire a Report perché lì non hanno lo spazio per raccontare la verità. Perché, a volte, il politico di turno, l’imprenditore o persino il criminale – e spesso sono la stessa persona – glielo impediscono.”

Le sue parole restituiscono il senso profondo della protesta: non si tratta solo di tutele contrattuali, ma della difesa della funzione pubblica e democratica dell’informazione. Una battaglia che riguarda tutti.

Leggi anche

La manifestazione di viale Mazzini non è solo un coro di proteste contro trasferimenti imposti, ma rappresenta una difesa del cuore dell’informazione pubblica italiana. L’appello di Sigfrido Ranucci – uno dei volti più autorevoli del giornalismo investigativo – lancia un segnale deciso: non esiste libertà di stampa senza persone libere di fare inchiesta. Mescolare regolarizzazione e deindustrializzazione culturale rischia di spegnere le voci che più di tutte hanno tenuto alta l’attenzione su temi scomodi, spesso ignorati o ignorabili. Il futuro delle sedi regionali e dei grandi programmi nazionali è ora in bilico: per tutelarlo, serve una revisione dell’accordo che ponga al centro la continuità delle professionalità e la qualità del servizio pubblico. Altrimenti, la Rai rischia di perdere ciò che la rende davvero unica: l’indipendenza giornalistica.
VIDEO:

Condividi sui tuoi social:

Articoli popolari

Voce dei Cittadini