Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, è tornato a far parlare di sé con dichiarazioni forti e critiche serrate rivolte alla riforma della giustizia del governo Meloni. Intervenuto a Otto e Mezzo, Montanari ha espresso con veemenza le sue preoccupazioni sulle conseguenze che questa riforma potrebbe avere sul sistema democratico e sull’indipendenza della magistratura. Le sue parole non si sono limitate alla critica tecnica del provvedimento, ma hanno toccato temi più ampi, delineando un quadro allarmante che coinvolge non solo le istituzioni, ma anche i principi fondanti della Costituzione italiana.
La critica alla riforma Nordio: magistratura sotto controllo politico
Il cuore dell’intervento di Montanari si è concentrato sull’idea di separazione delle carriere all’interno della magistratura, un pilastro della riforma proposta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Secondo Montanari, questa misura rappresenta un tentativo esplicito di assoggettare i giudici al potere politico, eliminando l’indipendenza che li ha sempre caratterizzati. “Si cerca di trasformare la magistratura in un organo dipendente dalla politica. Questo era il sogno di Berlusconi, ed è diventato il progetto di questo governo”, ha dichiarato il rettore.
Montanari ha sottolineato come questa riforma rischi di creare un sistema giuridico basato su una disuguaglianza di trattamento: da un lato, l’impunità per i potenti; dall’altro, un accanimento contro i cittadini più vulnerabili. “Stiamo assistendo all’abolizione dell’articolo 3 della Costituzione, che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Con questa riforma si tutela chi ha potere e si criminalizzano i poveri cristi, i disgraziati. È un attacco diretto ai principi fondamentali della nostra democrazia”, ha aggiunto.
Il rischio di un potere esecutivo onnipotente
Montanari non si è limitato a criticare la riforma della giustizia, ma ha collegato questo provvedimento a un progetto politico più ampio che coinvolge anche la riforma del premierato, voluta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Secondo Montanari, questa combinazione di riforme mira a ridurre il ruolo del Parlamento e ad accrescere in modo sproporzionato i poteri dell’esecutivo.
“Se questa riforma passa, il Parlamento sarà svuotato del suo ruolo. Rimarrà solo un potere esecutivo forte, dominato dalla figura del premier, che avrà il controllo su tutto. È un collasso dei tre poteri dello Stato in favore di uno solo. Questo è un attacco diretto alla democrazia e alle istituzioni repubblicane”, ha avvertito Montanari, sottolineando il pericolo di una deriva autoritaria che potrebbe mettere a rischio le libertà fondamentali.
Un parallelo storico inquietante
Nel corso del suo intervento, Montanari ha tracciato un parallelo con il passato che ha suscitato ampie discussioni. “Avete visto M. Il Figlio del Secolo? Ecco, stiamo rischiando qualcosa di simile. Un sistema in cui il potere è centralizzato nelle mani di pochi e in cui le istituzioni democratiche sono ridotte a un simulacro.”
Le sue parole hanno inevitabilmente alimentato il dibattito politico, soprattutto in un momento delicato come quello della Giornata della Memoria. Montanari ha accusato il governo di non aver mai realmente rinnegato i simboli e le ideologie del passato fascista, puntando il dito contro la fiamma tricolore presente nel logo di Fratelli d’Italia e le recenti intitolazioni di strade a personaggi controversi come Giorgio Almirante.
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Una riflessione sull’Italia di oggi
Montanari ha concluso il suo intervento con un monito rivolto a tutti i cittadini: “Questa riforma riguarda ognuno di noi, anche chi non comprende i tecnicismi giuridici. È una questione di giustizia sociale, di uguaglianza e di difesa dei principi democratici. Le costituzioni sono nate per limitare il potere esecutivo, non per rafforzarlo. Permettere un tale stravolgimento significa accettare un sistema in cui chi vince le elezioni può comandare senza limiti, ignorando le forme e i limiti imposti dalla legge.”
Le dichiarazioni di Montanari hanno suscitato reazioni contrastanti. Da una parte, i sostenitori del governo hanno accusato il rettore di portare avanti una retorica allarmista e faziosa; dall’altra, molti esponenti dell’opposizione hanno elogiato il suo coraggio nel denunciare una deriva autoritaria che rischia di compromettere i valori della Repubblica.
Conclusione
L’intervento di Tomaso Montanari a Otto e Mezzo rappresenta un grido d’allarme sul futuro della democrazia italiana. La riforma della giustizia, unita ai progetti di modifica istituzionale, appare agli occhi del rettore come un pericolo per la separazione dei poteri e per l’indipendenza della magistratura. In un momento storico così delicato, il dibattito rimane aperto, con una domanda cruciale che riecheggia: quale Italia vogliamo costruire?
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