Travaglio a La7: “Dazi? La pistola di Trump resta sul tavolo. Chi entra nella sua testa rischia la labirintite”
Il direttore del Fatto Quotidiano commenta a Otto e mezzo la sospensione dei dazi annunciata da Trump: “Ha ottenuto quello che voleva: far inginocchiare i più deboli”
La mossa a sorpresa di Trump: tregua (parziale) sui dazi
Durante la puntata di Otto e mezzo su La7, Marco Travaglio ha analizzato il nuovo colpo di scena targato Donald Trump. Il presidente americano ha annunciato la sospensione per 90 giorni dei dazi verso tutti i Paesi — ad eccezione della Cina, che invece vedrà tassati i propri prodotti al 125%. Una decisione che, secondo il direttore del Fatto Quotidiano, è tutt’altro che una retromarcia.
“Chi entra nella sua testa rischia la labirintite”
“Che cosa sia successo dietro la retromarcia di Trump non lo possiamo sapere”, ha dichiarato Travaglio, sottolineando l’imprevedibilità del personaggio. “Chiunque si azzardi a entrare nella sua testa rischia una labirintite, perché è un uomo che sorprende continuamente”. Per il giornalista, più che un cambio di strategia, si tratta di una vittoria tattica: “Ha costretto i Paesi più deboli a baciargli il deretano, come ha detto lui, cioè a chiedere pietà e a mettersi a trattare”.
Il metodo Trump: “Pistola sul tavolo e strategia del terrore”
Travaglio descrive così il metodo negoziale del tycoon: “Trump ha piegato i Paesi più deboli come sempre fa lui: un pistolone sul tavolo, la strategia del terrore, e poi ti blandisce”. E aggiunge: “L’ha fatto persino con Netanyahu, che ha strapazzato come aveva già fatto con Zelensky, e nessuno se lo aspettava”. Secondo il giornalista, la sospensione dei dazi non è altro che un congelamento momentaneo, utile a mantenere la pressione: “La pistola resta sul tavolo”.
“Troppo presto per dire se funziona”
Alla domanda di Lilli Gruber sull’efficacia del metodo Trump, Travaglio è prudente: “È presto per dire se funziona o meno. Queste cose si vedono nel medio e lungo periodo”. I fronti aperti sono molti, e il direttore cita i principali: “Come possiamo sapere come finirà il negoziato sull’Ucraina, su Gaza o sull’Iran? Netanyahu era andato a Washington per proporre una guerra a Teheran ed è stato respinto a calci”.
“Un cialtrone? Forse. Ma almeno tratta”
Nonostante le critiche, Travaglio riconosce a Trump una certa determinazione nell’aprire tavoli negoziali: “È evidente la sua faciloneria cialtronesca, ma già è importante che ci si stia impegnando sui negoziati. Spero continui, perché purtroppo non abbiamo altre trattative in corso”.
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Le previsioni sbagliate e il “polverone” Trump
Infine, Travaglio mette in guardia dagli errori di valutazione: “Tre anni fa ci dicevano che la Russia era in default, e ora cresce più della zona euro che le ha imposto le sanzioni. Bisogna andarci cauti con le previsioni affrettate”. E conclude con una battuta amara: “Trump è un produttore di polveroni gigantesco. Meglio aspettare che si depositi”.
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