ULTIM’ORA Arriva la data shock, ora il Parlamento Ue voterà sullo scandalo. Von der Leyen rischia…

Bruxelles, 3 luglio 2025 – Ursula von der Leyen è alla prova più difficile del suo mandato. Il Parlamento europeo voterà giovedì 10 luglio una mozione di sfiducia nei confronti della presidente della Commissione europea, travolta dalle polemiche per il cosiddetto “Pfizergate”: lo scandalo legato ai negoziati riservati condotti con la multinazionale farmaceutica Pfizer durante la pandemia da Covid-19.

Una procedura dal valore altamente simbolico e dal risultato pressoché scontato – difficilmente la sfiducia passerà – ma che segna un punto di non ritorno nella storia politica dell’Ue: è la prima volta che la leader della Commissione viene formalmente messa sotto accusa in Aula, con accuse che riguardano direttamente la trasparenza e la gestione del potere.

Le origini del “Pfizergate”: quegli sms mai resi pubblici

Lo scandalo che minaccia di travolgere Von der Leyen risale al 2021, nei mesi più critici della pandemia. Secondo le ricostruzioni giornalistiche e le inchieste interne, la presidente della Commissione avrebbe condotto personalmente la trattativa con Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, tramite scambi di messaggi privati sul suo telefono personale.

Il risultato fu un contratto multimiliardario per la fornitura di vaccini mRNA agli Stati membri, senza il pieno coinvolgimento degli organi collegiali della Commissione e al di fuori dei canali ufficiali. Nessuno ha mai visto quei messaggi, e le richieste di accesso ai documenti da parte di giornalisti e parlamentari sono state respinte o eluse.

Le accuse, dunque, non riguardano il merito dell’acquisto dei vaccini, ma il metodo: trattative opache, lontane dagli standard di trasparenza che l’Ue si impegna a garantire ai cittadini.

L’estrema destra cavalca la sfiducia, ma l’esito è scontato

La mozione di censura è stata presentata dal deputato bulgaro Gheorge Piperea, del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), a cui aderiscono diverse forze della destra eurocritica, tra cui Fratelli d’Italia. Dopo aver raccolto le 72 firme necessarie, la mozione è stata ufficialmente annunciata e verrà discussa l’8 luglio in Aula, per poi essere votata il 10.

Per essere approvata, la mozione richiede una maggioranza qualificata di due terzi dei deputati: un obiettivo praticamente impossibile da raggiungere, anche perché nessun grande gruppo politico ha annunciato sostegno alla proposta.

I Socialisti e Democratici (S&D), pur critici con Von der Leyen su altri temi come il Green Deal e le recenti aperture alle destre, hanno già annunciato il loro no:

> “Non voteremo mai con l’estrema destra”, ha chiarito la capogruppo Iratxe García Pérez.

Anche Fratelli d’Italia, nonostante la comune appartenenza al gruppo ECR, ha preso le distanze, segnalando le profonde divisioni tra le destre europee.
Il Partito Popolare Europeo (PPE), famiglia politica di Von der Leyen, per ora ha scelto il silenzio, ma difficilmente lascerà cadere la sua presidente proprio alla vigilia di una possibile riconferma.

Tra accuse di opacità e calcoli politici

Se il voto appare scontato, il clima politico è tutt’altro che sereno. La mozione di sfiducia, infatti, arriva in un momento delicato: il nuovo Parlamento europeo si è appena insediato, con una composizione più spostata a destra rispetto al passato, e la partita per la nomina della nuova Commissione è ancora aperta.

In questo contesto, il “Pfizergate” rischia di diventare una mina vagante.
Molti osservatori notano come la vicenda rifletta un tema ben più ampio: il crescente divario tra i cittadini europei e le élite istituzionali, in un’Unione percepita come poco trasparente e lontana dalle persone.

> “Anche se Von der Leyen sopravvivrà al voto, porterà con sé questa ombra per il resto del mandato”, commentano fonti diplomatiche.

Una sfida alla trasparenza che non si chiuderà il 10 luglio

Il caso Pfizer rischia di restare al centro del dibattito europeo anche dopo il voto di sfiducia. La Commissione ha continuato a opporre resistenza alla pubblicazione degli atti e dei messaggi incriminati, alimentando il sospetto che dietro l’affare miliardario si nascondano pressioni indebite o favoritismi.

Non a caso, diversi gruppi parlamentari – pur non sostenendo la sfiducia – hanno chiesto l’apertura di nuove indagini interne e l’imposizione di standard più rigidi per la trasparenza nei rapporti con le multinazionali.

Sul tavolo non c’è solo il futuro di Von der Leyen, ma la credibilità dell’intero sistema europeo.

La prima vera crisi di fiducia politica dell’Ue post-pandemia

Il voto del 10 luglio potrebbe non cambiare il volto della Commissione, ma rappresenterà comunque una frattura storica.
È la prima volta che un presidente della Commissione europea viene formalmente sfiduciato per ragioni legate alla gestione opaca di una crisi sanitaria e ai rapporti con il settore privato.

Per Ursula von der Leyen, che aspira a un secondo mandato, lo scandalo Pfizer si trasforma così in un macigno politico. Anche dopo aver superato il voto, la sua leadership potrebbe risultare seriamente indebolita.

In un’Europa che già deve affrontare sfide imponenti – dal ritorno delle tensioni geopolitiche alla crisi climatica – la vicenda segna un chiaro avvertimento: senza trasparenza, la fiducia nell’Unione rischia di sgretolarsi.

Leggi anche

Conclusione: Von der Leyen resterà, ma a quale prezzo?

Salvo colpi di scena, Von der Leyen supererà il voto di sfiducia. Tuttavia, la questione politica resta aperta: lo scandalo ha intaccato in profondità la sua immagine e ha reso più incerta la sua strada verso un secondo mandato.

L’8 e il 10 luglio il Parlamento europeo metterà agli atti un voto che, al di là del risultato numerico, segnerà uno spartiacque nella storia dell’Unione.

Il “Pfizergate” ha già vinto la sua partita più importante: ha reso la trasparenza (o la sua assenza) il tema centrale della politica europea.
E Ursula von der Leyen, comunque vada, non potrà più ignorarlo.

Condividi sui tuoi social:

Articoli popolari

Voce dei Cittadini