Strasburgo, via libera all’uso del PNRR per l’industria bellica
STRASBURGO – Una decisione destinata a far discutere e a produrre conseguenze politiche a catena: l’Europarlamento ha approvato una risoluzione che apre alla possibilità di utilizzare risorse del PNRR per finalità militari, in particolare per sostenere l’industria della difesa europea. A sorprendere è il voto favorevole del Partito Democratico, che si è schierato al fianco di Fratelli d’Italia e Forza Italia, rompendo così con quella parte del campo progressista che si oppone da mesi a ogni forma di militarizzazione delle risorse europee post-Covid.
Il voto arriva in un contesto teso, con un’Europa che continua ad aumentare il proprio impegno militare sull’onda lunga del conflitto in Ucraina e in vista delle nuove strategie Nato. L’approvazione del provvedimento rappresenta un significativo cambio di rotta sull’utilizzo dei fondi del Next Generation EU, originariamente pensati per la ripresa economica, la transizione verde e digitale, e la resilienza sociale.
Un fronte inedito: PD, centrodestra e liberali insieme
Il documento votato a Strasburgo ha raccolto un’ampia maggioranza trasversale, composta da popolari, conservatori e socialisti. Decisivo il sostegno del gruppo S&D, di cui fa parte il Partito Democratico italiano. La motivazione ufficiale, riportata nelle dichiarazioni successive, è la necessità di rafforzare l’autonomia strategica europea e di sostenere una filiera industriale della difesa comune, giudicata ormai “vitale per la sicurezza e l’occupazione”.
Una linea che però ha spaccato l’opposizione italiana: mentre PD e Azione hanno sostenuto la misura, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra hanno parlato di “tradimento degli obiettivi originari del Recovery” e di “una deriva bellicista”.
Conte attacca: “Così si distruggono le finalità sociali del PNRR”
Durissimo il commento di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, che da settimane è in prima linea nella campagna “Stop al riarmo”. “Con questo voto – ha dichiarato – si scardinano le finalità sociali e civili del PNRR. Quelle risorse dovevano servire a scuola, sanità, ambiente e giustizia sociale. Ora, invece, si accetta che possano essere indirizzate a produrre armi. Il PD ha scelto di stare con Meloni e con la lobby delle armi, non con i cittadini”.
Conte ha poi annunciato la partecipazione a una manifestazione nazionale sabato a Roma, insieme a personalità del mondo pacifista, sindacale e accademico: “C’è un’altra Europa possibile e dobbiamo difenderla. Non con le armi, ma con i diritti e la democrazia”.
Il PD si difende: “Difesa europea è anche occupazione e industria”
Immediata la replica dal Partito Democratico. Alcuni eurodeputati hanno motivato il voto favorevole sottolineando il carattere non vincolante della risoluzione, e la necessità di “non lasciare il tema della difesa alle sole destre”, ma di gestirlo in modo “europeo e progressista”.
“La filiera della difesa europea – hanno detto fonti del gruppo S&D – ha salvato milioni di posti di lavoro e può essere un asset per la sovranità industriale. Abbiamo votato sì per evitare che, anche a causa dei ritardi del governo italiano, i fondi restino bloccati. E perché crediamo serva un’Europa capace di difendersi”.
Ma tra gli attivisti e i movimenti per la pace la delusione è forte, e si moltiplicano gli appelli per un ripensamento.
Il dibattito continua: quali saranno le conseguenze?
Il voto ha già riacceso un dibattito interno alla sinistra italiana. La segretaria del PD Elly Schlein è apparsa visibilmente imbarazzata, evitando dichiarazioni ufficiali. Crescono le pressioni da parte dell’ala pacifista del partito e degli elettori di base, che nei mesi scorsi si erano espressi in più occasioni contro il riarmo.
Nel frattempo, anche sindaci e amministratori locali, tra cui Antonio Decaro e Dario Nardella, si dicono preoccupati: “Spostare risorse dal sociale alla difesa è un errore che può costare caro alle comunità”. L’ANCI, l’associazione dei comuni, ha chiesto garanzie affinché “i fondi destinati agli investimenti territoriali non vengano toccati”.
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Conclusione: uno spartiacque politico
Il via libera dell’Europarlamento all’utilizzo del Recovery Fund per la difesa segna uno spartiacque nel dibattito europeo e italiano. Se da una parte si rafforza il fronte del riarmo e della deterrenza strategica, dall’altra cresce la frattura tra chi chiede una politica estera basata sulla pace e chi ritiene inevitabile l’investimento nella sicurezza militare.
Il PD, votando con il centrodestra, ha scelto una strada rischiosa sul piano del consenso e della coerenza politica. Il Movimento 5 Stelle e le forze pacifiste promettono battaglia. L’Europa, intanto, si prepara a rivedere il volto e le finalità della sua più grande scommessa economica del dopoguerra.