Vincono i cittadini? Il Governo impaurito dalle opposizioni? Ecco cosa accadrà sui pedaggi

Il caso degli aumenti dei pedaggi autostradali ha provocato un vero e proprio terremoto politico all’interno della maggioranza di governo. Un emendamento voluto dal Ministero dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini, è stato al centro di un durissimo scontro tra il leader della Lega e la premier Giorgia Meloni, che si è concluso con un clamoroso dietrofront.

L’emendamento della discordia: perché è scoppiato il caso

Tutto è iniziato con la presentazione di un emendamento che avrebbe consentito un aumento dei pedaggi autostradali. Una misura che, seppur tecnicamente limitata a pochi euro, avrebbe inciso sulle tasche di milioni di cittadini italiani in un periodo già particolarmente delicato: l’esodo estivo di inizio agosto, con le autostrade prese d’assalto per le vacanze.

L’emendamento, secondo quanto trapelato, era stato predisposto proprio dal Ministero dei Trasporti, facendo scattare immediate reazioni non solo dalle opposizioni, ma anche da associazioni dei consumatori, categorie economiche e cittadini comuni.

Lo scontro tra Salvini e Meloni

La questione, però, non si è fermata alle polemiche esterne. All’interno del governo si è consumato uno scontro durissimo. Giorgia Meloni, a sorpresa, ha manifestato un forte malumore nei confronti di Matteo Salvini, arrivando a definire “pazzesco, davvero” l’emendamento.

Secondo il racconto riportato dal Corriere della Sera, la premier non ha nascosto la propria irritazione: «Pazzesco, davvero», avrebbe detto, sottolineando che quella misura era stata “voluta dal ministero dei Trasporti”, quindi direttamente da Salvini. Meloni, secondo le ricostruzioni, non comprende il tentativo del leader leghista di sfilarsi dalla responsabilità, imponendo ai parlamentari della Lega di ritirare la firma dall’emendamento, quasi a voler passare come colui che “salva” i cittadini dall’aumento.

Una mossa che ha fatto infuriare la premier, che ha ricordato come il governo, per coerenza, non possa prima sostenere un provvedimento e poi ritirarlo solo per ragioni di immagine.

Le accuse durissime del Movimento 5 Stelle

Se all’interno della maggioranza il clima è stato incandescente, le opposizioni hanno immediatamente colto l’occasione per attaccare il governo.

Il senatore Ettore Licheri, del Movimento 5 Stelle, in una dichiarazione rilasciata all’Agenzia Vista, ha affermato:

> «Il Governo torna indietro sull’aumento dei pedaggi autostradali perché li abbiamo scoperti».

Ancora più duro l’intervento di Agostino Santillo, deputato del M5S, che ha parlato di vero e proprio “scaricabarile” tra Lega e Fratelli d’Italia:

«Ci hanno provato nel pieno della calura estiva, sperando di far passare inosservato l’ennesimo salasso per gli automobilisti, ma alla fine il Governo ha dovuto ritirare l’emendamento che prevedeva l’aumento dei pedaggi autostradali, un provvedimento che si sarebbe tradotto inevitabilmente nell’ennesima stangata per i cittadini. Anche nei supermercati, visto che le merci in Italia viaggiano perlopiù su gomma».

Santillo ha rincarato la dose:

> «Sono stati beccati con le mani nella marmellata, e la nostra pressione politica ha funzionato: hanno dovuto fare marcia indietro. La cosa più surreale è che ieri sera tra Fdi e Lega è finita a sganassoni come nei film di Bud Spencer e Terence Hill, con puerili e velate accuse reciproche di paternità dell’emendamento. Gli aumenti però li volevano entrambi.
Il problema delle risorse per Anas resta: se Meloni pensasse meno a cannoni e droni e Salvini meno al ponte ‘fantasy’ sullo Stretto, 90 milioni si troverebbero in un minuto. E con essi pure i fondi strutturali per i prossimi dieci anni. Tutto questo senza rovistare nei portafogli degli italiani».

I cittadini (per ora) vincono: cosa succederà ora sui pedaggi?

La vittoria, almeno temporanea, è tutta dei cittadini. Per il momento l’aumento dei pedaggi è stato scongiurato. Tuttavia, il problema resta aperto. Nelle prossime settimane il governo dovrà decidere come intervenire sul tema dei finanziamenti per le società autostradali, che spingono per l’adeguamento dei pedaggi.

Non è escluso che il governo possa riproporre la questione in autunno, magari in una versione più sfumata e meno impattante, lontano dai riflettori dell’estate e con un clima politico meno acceso.

Nel frattempo, resta il dato politico: una maggioranza lacerata su un tema altamente sensibile, che vede due dei principali leader del centrodestra su posizioni opposte. E il sospetto che il dietrofront sia stato più dettato dalla paura delle reazioni popolari e delle opposizioni che da un reale cambio di rotta.

La vicenda dell’aumento dei pedaggi autostradali si chiude, per ora, con una sonora retromarcia che lascia sul campo più di una ferita politica. Se da un lato i cittadini possono tirare un sospiro di sollievo, dall’altro il governo esce da questo scontro interno fortemente indebolito e con le tensioni della maggioranza ormai esplose in piena luce.

Il duello tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, con accuse e scaricabarile, ha mostrato tutte le contraddizioni di un esecutivo che fatica sempre più a gestire temi che toccano il portafoglio degli italiani. La Lega, nel tentativo maldestro di disinnescare la bomba, ha finito per alimentarla; Fratelli d’Italia ha risposto con stizza, ma la figura di una maggioranza che prima propone e poi ritira per paura del consenso perduto è ormai evidente.

Leggi anche

Il caso dei pedaggi è l’ennesima prova di un governo che si muove a vista, senza una strategia chiara, tra misure impopolari, passi indietro e scontri tra alleati. E il sospetto – alimentato dalle opposizioni – è che tutto questo sia solo un rinvio: una pausa tattica per riproporre più avanti aumenti e rincari, quando il Paese sarà distratto da altre emergenze.

Per ora, la vittoria va ai cittadini e a chi ha vigilato sul tentativo di “stangata estiva”. Ma il terreno resta scivoloso, e lo scontro sulle tasche degli italiani è appena cominciato. La vera partita si giocherà nei prossimi mesi, quando i nodi – economici e politici – torneranno a bussare con forza alla porta del governo. E questa volta, il prezzo potrebbe essere ancora più alto.

Condividi sui tuoi social:

Articoli popolari

Voce dei Cittadini