Accordi e disaccordi, Travaglio contro i corrotti in politica [IL VIDEO]

Il passaparola di Marco Travaglio sulla corruzione della politica, cosi lontana da quella questione morale evocata da Berlinguer dopo lo scandalo P2.

Sentite Travaglio da Accordi e disaccordi. Meno di un mese in casa PD tre retate in Puglia e una in Piemonte, voti comprati in Puglia e voti comprati mafiosi, la soluzione qual è? È colpa di Conte? Per carità, contro lo sciacallo Conte non opportunista che fa cadere, anzi esce dalla giunta Emiliano, fa saltare le primarie, per il sindaco a Bari si tiene a distanza dal PD, forse ci vorrebbe altro anzitutto capire qual è il problema che non è Conte il problema, è dentro il PD. E poi dire questione morale è riduttivo, perché le retate sono una questione penale e morale. È un grande insieme dentro il quale ci sono sicuramente anche i reati, ma ci sono anche tutti i comportamenti sconvenienti, sia quelli vietati dal codice penale, sia quelli consentiti dal codice penale, ma incostituzionali perché incompatibili con la disciplina ed onore previste dalla costituzione, cioè quei comportamenti leciti ma moralmente o politicamente indecenti o inopportuni. Quando Berlinguer invocò la famosa questione morale nella famosa intervista con Scalfari dell’81 subito dopo lo scandalo P2, nessuno sembra averne colto il senso.

L'intervista di Berlinguer da Scalfari

«I partiti non fanno più politica», mi dice Enrico Berlinguer, ed ha una piega amara sulla bocca e, nella voce, come un velo di rimpianto. Mi fa una curiosa sensazione sentirgli dire questa frase. Siamo immersi nella politica fino al collo: le pagine dei giornali e della Tv grondano di titoli politici, di personaggi politici, di battaglie politiche, di slogans politici, di formule politiche, al punto che gli italiani sono stufi, hanno ormai il rigetto della politica e un vento di qualunquismo soffia robustamente dall’Alpi al Lilibeo…

«No, no, non è così.», dice lui scuotendo la testa sconsolato. «Politica si faceva nel ‘ 45, nel ‘ 48 e ancora negli anni Cinquanta e sin verso la fine degli anni Sessanta. Grandi dibattiti, grandi scontri di idee, certo, scontri di interessi corposi, ma illuminati da prospettive chiare, anche se diverse, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c’era allora, quanto entusiasmo, quante rabbie sacrosante! Soprattutto c’era lo sforzo di capire la realtà del paese e di interpretarla. E tra avversari ci si stimava. De Gasperi stimava Togliatti e Nenni e, al di là delle asprezze polemiche, ne era ricambiato.»

«I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c’è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, “il Corriere della Sera”, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il “Corriere” faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.»

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